steve-jobs-lolli-groupE’ un periodo in cui sento solo lamentele per il lavoro inesistente, o per la difficoltà a trovarne. Sono molto vicino a chi ha questo problema, e so davvero quanto possa essere importante per una persona avere una attività onesta ogni giorno. Importante per la propria serenità e orgoglio, per sentirsi al mondo, per sentire la propria vita utile a se stessi o ad altri.

Contemporaneamente, però noto dei comportamenti davvero aberranti e folli, da parte di chi il lavoro lo ha, o lo vorrebbe ottenere. Non parlo della famosa “follia” tanto reclamizzata, che appare in un commento di Linkedin su due, quella di cui parlava Steve Jobs (che, appunto, era Steve Jobs…). Parlo di una follia pura, follia negativa.

Intanto la maggior parte di chi si approccia al mondo del lavoro – o cerca un cambiamento – pensa di essere uno dei pochi geni incompresi della società. In Lolli Group cerchiamo spesso collaboratori per scrivere sui siti web dei nostri nuovi clienti, per tenerli aggiornati e vitali, per movimentarli anche quotidianamente con pezzi pertinenti all’argomento oggetto del business aziendale. Non siamo certo noi i migliori al mondo, ma qualcosa ne sappiamo. Le attività di SEO sono le prime di cui ci siamo occupati nel 1989, ed erano in quel periodo il core business dell’azienda Lolli Group – che all’epoca si chiamava in un altro modo. Nessuno sapeva nemmeno di cosa parlassimo, e cosa volesse dire apparire primi, o fra i primi, nei motori di ricerca.

Leggiamo molti curricula ogni settimana, e ci capita spesso di sfogliare gli articoli scritti dai nuovi, incompresi, super giornalisti che si propongono, che sembra ci degnino della loro attenzione. Evidentemente sul web c’è qualche pagina in cui si parla di un compenso base, perchè la maggior parte di questi propone articoli un tanto a parola: da sedicenti esperti SEO scrivono articoli da 300 parole a 20 euro cadauno. Sembra piuttosto si tratti di patate, un tanto al chilo, piuttosto che articoli di news. Salvo poi avere articoli di prova, ben reclamizzati sul web, con errori che nemmeno un bambino di terza elementare commette: il più frequente è un bel “Qual’è” con l’apostrofo, seguito a ruota da “accellerazzione“, e subito dopo un fornitissimo elenco di congiuntivi misti, scambiati per condizionali.

Pensate sicuramente che esageri: purtroppo non è così, questa è la realtà davanti cui si trovano in molti con l’ingrato compito di selezionare risorse umane. Nessuno vuole una persona perfetta, quando cerca collaboratori, ma il primo requisito, e non credo riguardi solo la mia azienda, è l’onestà intellettuale, il saper riconoscere i propri limiti e magari sottolineare le proprie capacità, che non necessariamente sono quelle di moda, come il SEO troppo spesso citato.

Se qualcuno si propone come grande esperto di SEO, io vorrei almeno vedere un paio di esempi, qualche analytics da cui possa facilmente notare un traffico aumentato, in un sito, dopo l’aggiunta di articoli con le opportune parole chiave. Vorrei vedere i risultati, insomma, non leggere o sentire parole, e costi un tanto al chilo. Vorrei poi sapere cosa abbia letto, l’esperto, cosa abbia studiato e quali esempi io possa leggere per sapere che ha compreso le lezioni; soprattutto voglio rendermi conto che il futuro collaboratore si mantenga sempre aggiornato sulle ultimissime novità dei motori di ricerca, che, come sanno i veri esperti SEO, cambiano algoritmi di continuo. Purtroppo quello che valeva nel 1989, per cui in Lolli Group avevamo scritto addirittura un manualetto, non vale più oggi, nel 2017.

Volete un nuovo lavoro? Volete una azienda che possa valorizzare le vostre capacità? Lasciate perdere il “siate affamati, siate folli”. Siate, invece, onesti, e parlate di quello che sapete davvero fare: le chiacchiere non servono, non aiutano e vengono scoperte in un lampo.