Gli esperti del “So tutto io” in crescita
Da parte nostra abbiamo quasi rinunciato, i so tutto io, gli esperti del quartierino, i saggi di tutto lo scibile. In particolare, però, gli esperti del web, di internet, del marketing digitale e della comunicazione.
Abbiamo creato noi questi “mostri”, rendiamocene conto, anche se la maggior parte di chi legge fa parte probabilmente del gruppo sbagliato. Le signore o i signori “So tutto io” sono in realtà sempre esistiti, non sono certo una novità. Quello che ha creato il web, la rete, la possibilità di scambiare informazioni in un attimo da tutto il mondo, è l’impennata di tutti questi campioni di conoscenza.
Ecco perchè noi di Lolli Group amiamo dedicarci a quei clienti che ci affidano completamente un Brand, un Rebranding, oppure un Gestionale Personalizzato da realizzare. Oppure l’ultimissima nostro Progetto Esclusivo, una ChatBot AI con intelligenza artificiale, che permette di rispondere a domande di ogni argomento, e che potrà essere utilizzata in tutti i contesti dove un dipendente in carne e ossa abbia un costo troppo elevato per il servizio svolto: ad esempio potrà rispondere ai clienti e prendere le ordinazioni della pizza, fornire le ultime informazioni sugli aggiornamenti di un listino, prendere appuntamento dal parrucchiere… (QUI il LINK del progetto, e se vi interessa scriveteci, vi faremo avere la prima BETA VERSION da provare in esclusiva)
In questi casi, “stranamente” il “So tutto io” non appare. E’ purtroppo tremendamente sbagliato pensare di potere, da soli, occuparsi della comunicazione web digital, pensare che il SEO sia facilmente assimilabile da un paio di pagine internet, magari pubblicate 3 anni fa (chi ci fa caso, se ci sono belle foto?). Eppure la maggior parte hanno questa certezza.
Non possiamo fare a meno di riportare una lettera al Corriere, pubblicata il 2 Marzo 2019, davvero un esempio più che evidente (clicca qui per vedere il link originale):
Caro Beppe, credo che la crescita esponenziale dei “so-tutto-io” sia andata di pari passo con lo sviluppo della tecnologia digitale. I computer e gli smartphone hanno sostituito il buon senso. Se permetti ti racconto un fatto successo ad un collega, consulente informatico di provata esperienza. Anni fa fu incaricato da una ditta di seguire un cliente che si occupava di spedizioni. Per cause misteriose il software di gestione si rifiutava di emettere i documenti di trasporto o riportava dati sballati in contabilità. Era costato parecchio e al titolare scocciava tenere fermi i mezzi sul piazzale in attesa di un ripristino. Le merci partivano a mezzogiorno, “quando lo facevo io con la macchina da scrivere partivano alle cinque del mattino” aggiungeva sempre la moglie. All’ennesima minaccia di restituire tutto e chiedere i danni hanno contattato il consulente per un’analisi approfondita. Risolti alcuni strani errori, collegamenti al server e altro il gestionale era tornato a funzionare. Una settimana dopo, di lunedì mattina, nuovo blocco. Il consulente riscontra altre anomalie e interroga i dipendenti dell’azienda. Viene a sapere che il venerdì sera è passato in ufficio il figlio del titolare con un amico. Si sono seduti davanti al server e hanno “fatto qualcosa”. Fatto sta che il software ha smesso di funzionare. Fa chiamare il figlio e scopre che l’amico, presentato come “uno esperto di computer”, si era offerto per migliorare la grafica dei documenti che “erano davvero tristi”. Teoricamente smanettava per cambiare un carattere di stampa praticamente metteva tutto fuori uso. Ma il bello arriva alla domanda “ma in quale software house lavora il tuo amico?” “Software house? Ma no, fa il falegname ma è uno che sa tutto di programmi. Dopo il lavoro abbiamo bevuto una birretta e siamo venuti qui. Perché, ha fatto qualcosa che non va?” Il figlio si è preso una pedata nel sedere, l’amico è sparito per sempre, il sistema funziona ancora. Saluti.
Francesco Carli, franshi@libero.it
Il grande problema è che in modo immancabile l’ottimizzazione per i motori di ricerca non arriva, e il signor “So tutto io” dovrà trovare una serie di capri espiatori cui dare la colpa per il casino che avrà fatto sul sito che è andato a toccare.
Spiegare, non collaborare
Un esempio con una semplicissima attività. Una panetteria, in una zona semicentrale a Roma, che voleva pubblicizzare in modo adeguato la propria produzione, fino a renderla disponibile, e se possibile vendibile, attraverso il proprio spazio e-commerce.
La collaborazione, in quel caso, è solo iniziata a livello di due incontri. Peraltro incontri in mezzo a profumi di torte e biscotti da far impazzire anche un non amante dei dolci. Conosco una mamma che avrebbe perso la testa. Forse per mantenere un livello molto “professional”, il proprietario non ha offerto nemmeno un biscotto. Pazienza.
Avevamo già studiato un progettino di total rebranding e di indicizzazione aggressiva, per portare in poco tempo questo panettiere – pasticcere sopra i competitors. Partendo da una posizione nulla, ovvero calcolata (potete farlo voi stessi mandandoci i dati del vostro sito a questo link) oltre la centesima posizione sui motori di ricerca.
Pronti a partire, riunioni e call con tutti i collaboratori per informarli e… niente! Il cognato del titolare spunta dal nulla e dice che può occuparsene lui, può tranquillamente seguire i social e l’editing sei contenuti sul sito. Penserete a un esperto di marketing, di digital, informatica applicata? Beh, non proprio: il cognato faceva anche lui il panettiere.
Inutile dire che dopo qualche mese il sito era nella stessa posizione, e dopo due o tre articoli nelle News non ci sono più stati aggiornamenti. Inutile ancora dire che la parte di e-Commerce non ha mai ricevuto nemmeno un ordine. Il negozio si regge, e continuerà a farlo per un po’, sulla vendita al dettaglio, ma ha perso una grande occasione, perchè all’estero, come nel nostro paese, i prodotti da forno sono fra i più apprezzati del “Made in Italy”.
Il primo prodotto fra i dolci italiani – cercato su Google – in tutto il mondo, lo sapete qual è? La Pastiera Napoletana!
Il maggior problema è l’ignoranza
L’ignoranza è il peggior problema di chi si avvicina al mondo del web, di internet, della comunicazione. Perchè tutti sentano la capacità di potersi confrontare con SEO, SERP, posizionamento sui motori di ricerca, ottimizzazione pagina di internet, non si capisce davvero. Eppure nessuno avrebbe la stessa spocchia nel definirsi un esperto falegname, un bravo elettricista, un ottimo meccanico che possa pensare da solo alla propria automobile.
L’ignoranza fa in modo che, invece, il web sia considerato una sciocchezza, una stupidaggine a cui chiunque, dopo un breve corso sul web, un video di YouTube (perchè difficilmente il signor “So tutto io” legge qualcosa). E i risultati sono davvero disastrosi.
Il vantaggio è per quelle aziende che si affidano ad agenzie capaci. Queste ultime, e non necessariamente deve trattarsi di Lolli Group, hanno qualche vantaggio in più nel riuscire a districarsi fra concorrente tanto poco preparati. I competitors “fai da te” vengono sbaragliati in pochissime mosse, per didicarsi poi a migliorare il posizionamento rispetto a chi abbia un approccio professionale. Appunto, però, non sono in molti.
Decidete quello che volete, ma siate pronti a fare da esempio negativo nel web, se decidete per il “So tutto io”. E – attenzione – prima di dare il server nelle mani del cugino dell’amico di vostro cognato, che ha fatto la “scuola di internettE”, preparate una copia di backup dei dati. Scommettiamo servirà a breve?
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