Generazione zaino in spalla… ma non per viaggiare
Disoccupati: uomini e donne spesso senza più una speranza. La nuova generazione zaino in spalla.
Inutile guardare le statistiche italiane, l’ISTAT parla del 10,3% (clicca qui per i dati a Maggio 2018): una persona su 10 è un disoccupato. Molti di voi hanno studiato, almeno un po’, la statistica, a scuola. Abbastanza per capire che si tratti di un dato talmente generico da non avere molto senso, sul lato pratico.
Quanti di quelli che conoscete, escludendo per un momento i giovani e giovanissimi, hanno perso un lavoro, di recente? Quanti – poi – sono riusciti a trovare una alternativa, diversa dal lavare i piatti in un ristorante (e anche per trovare quello non è così semplice, la concorrenza è esagerata)?
Li vedo ogni giorno in giro, frequentano biblioteche pubbliche e spazi disponibili con wi-fi, con il loro zaino. Quelli che se lo possono permettere, perchè hanno un contrattino temporaneo per qualche consulenza, occupano un posto temporaneo in uno dei molti co-working nati dal nulla, negli ultimi mesi e anni.
Li chiamo la generazione con lo zaino in spalla. Non uno zaino tecnico, da viaggio in interrail (esiste ancora?), non un set acquistato da mamma e papà per viaggiare in tutto il mondo, o in Europa, e conoscere gente, paesi, luoghi nuovi.
Uno zaino che contiene un computer, un caricabatterie di emergenza per il cellulare, un taccuino di una marca nota, unica concessione al lusso o regalo beneaugurale di qualche parente, e un’aria tanto triste da non poter quasi essere raccontata. Che lascia il posto a un sorriso di circostanza, placido e sensibile, davanti a ogni nuovo, possibile cliente.
E’ questa la generazione degli ultra 40 enni, che hanno lavorato come minimo una decina d’anni – più spesso il doppio – in aziende che ritenevano la propria casa. Aziende a cui hanno spesso dato l’anima e il tempo libero, e al cui amministratore delegato hanno risposto al telefono sabato, domenica, il 2 giugno e a ferragosto, dalla spiaggia. In qualche caso ricordano ancora una visita dopo la messa domenicale, in “emergenza”, alla villa del capo, per sistemare un wi-fi a cui i figli, appassionati di Playstation, non riuscivano più ad accedere. O forse una corsa sotto la pioggia battente per portare l’ultimo report prima di un consiglio di amministrazione, perchè lo stesso capo non riusciva a leggerlo bene in PDF, come allegato alla mail.
Tutti gli altri hanno un cuore spezzato, che di colpo ha dovuto prendere atto di una riduzione del personale, unica e sola modalità con cui la maggior parte delle aziende italiane pensano di far quadrare i conti. Inutile discuterne, il “costo del lavoro è troppo alto“, “le tasse sono troppo elevate“, “non si riesce ad andare avanti così”.
Ho appena visto – devo dire obbligato, all’inizio, ma poi confesso che in parte mi è piaciuto – lo sceneggiato “Tutto può succedere”, ho osservato la scena in cui l’amministratore della ditta Privitera risponde al team appena costituito per trovare una soluzione al previsto faliimento dell’azienda. In tono seccato ringrazia e ignora l’unica possibile soluzione trovata, tagliare il personale.
Quello, però, è uno sceneggiato, e non sono in molti a comportarsi diversamente. Chi sarebbe mai disposto a cambiare e diminuire ed eliminare i propri privilegi, per recuperare anche solo un dipendente? Chi davvero considera i propri dipendenti come persone, persone da premiare e ringraziare, e non come un livello di poco superiore agli schiavi?
Un mio conoscente, una cara persona, è stato coinvolto, insieme con me, in un esposto a diversi organi giudiziari. Una ditta che conosciamo è decisamente uscita dal seminato, e non parliamo di semplici problemi amministrativi (a qualcuno interessa davvero l’emissione o l’evasione di uno scontrino?), ma di attività che potrebbero preguidicare la salute, anche di bambini. Spero con tutto il cuore che il Magistrato incaricato abbia sufficiente tempo per seguire questa vicenda, e ne aspetto con davvero tanta fiducia le azioni. Mi sono dilungato, ma scusate, mi stava a cuore. Questa cara persona, comunque, fra le molte parole corrette ha detto una frase che mi è rimasta molto impressa. Non dobbiamo lodare un’azienda quando paga gli stipendi, regolarmente, ai suoi dipendenti. Non dobbiamo prenderla come esempio positivo, per il solo essere in regola con il versamento di compensi e contributi. Questa è la norma, e dobbiamo smetterla davvero con tutti questi “però”. Fanno solo il gioco di chi, poi, si sente giustificato a cancellare in un colpo la tranquillità di una famiglia. Perchè un licenziamento di una persona che ha più di 40 anni spazza via tutta la tranquillità, tutta la minima sicurezza, tutte le notti di sonno tranquillo che chiunque abbia tentato di costruire, passo dopo passo, ingoiando amaro e fiele fin troppo spesso.
La generazione zaino in spalla non ha alcuna speranza, nel mondo del lavoro. Parliamoci chiaro.
E’ assolutamente inutile sforzarsi, nessuno, assolutamente nessuno, ridarà mai un contratto a tempo indeterminato, e nemmeno determinato.
Le eccezioni sono talmente poche da poter essere oggetto di un libro che sto scrivendo, appunto “Generazione zaino in spalla”. E un sito web che prenderà vita a brevissimo, dove saranno raccontate anche tutte le esperienze di chi ha dovuto subire. Per tentare di sopravvivere.
Eccezione sono le aree in Italia, e soprattutto all’estero, che ancora cercano qualche professionista dotato. In Italia le zone dove cercare qualche opportunità non troppo infamante, che ancora possa rispecchiare – e rispettare – l’esperienza di anni, sono più spesso al nord. Sembra un luogo comune, ma la Lombardia, come l’Alto Adige, sembrano avere molti più annunci da verificare, rispetto al centro sud, se non altro.
Anche in questo caso approfondiremo nelle sedi opportune, ma non è pensabile buttare al vento tanta esperienza, solo perchè le opportunità per i giovani coprono chi ha fino a 29 anni.
Per la nuova generazione zaino in spalla sono assolutamente certo di apriranno nuove opportunità, posizioni che permetteranno di riprendersi un minimo di orgoglio, portato via da operazioni aziendali folli e mal strutturate.
Sto preparando una serie di consigli e indicazioni, non da Guru, non da teorico della domenica, ma da chi farebbe i salti mortali per avere in azienda una di queste professionalità, per poter usufruire di un know-how creato e perfezionato in anni di attività, e che aziende folli hanno deciso di buttare al vento, magari dopo averci investito migliaia di euro in formazione.
Abbiamo raccolto attraverso Linkedin una serie di testimonianze reali. Persone laureate anche più volte, e con dottorati di ricerca nel cv, che hanno dovuto fare i servi di padroni con la terza elementare. Gente con esperienze importanti che si trova a doversi fare il segno della croce ogni giorno, prima di entrare in ufficio. Persone capaci di contratti milionari relegate a fotocopie o attività completamente diverse da quelle per cui sono state assunte. Lavoratori, in breve, che hanno dato l’anima per la propria azienda, sbattuti via da un giorno all’altro con una telegramma o una lettera, quasi come avessero una colpa.
Lolli Group si sta riorganizzando per dare una posizione prima di tutto a questi ultra 40 enni che si sono trovati senza la dignità di un lavoro, nonostante il costo del personale, nonostante i mille ostacoli. Lolli Group ha bisogno di professionalità, e vogliamo persone che si convincano di lavorare in una – piccola – famiglia.
Sembra diventato normale, in questa nostra “italietta”, sbarazzarsi dei quadri e livelli più alti, rimpiazzandoli con stagisti tuttofare da 500 euro al mese. La generazione zaino in spalla, però, esiste. E sta diventando sempre più numerosa. Tentare di sbarazzarsene, girando la testa per non guardare, è semplicemente assurdo, e porta alla rovina le aziende che intraprendano questa strada. Quelle aziende che non sono in alcun elenco di “migliori”, ma semplicemente sopravvivono e annaspano per tenersi a galla.
Se siete arrivati a leggere fino qui, lasciate un commento anche breve, anche anonimo.
Saremmo – se al contrario ci lasciate un contatto – felici di potervi ricontattare, per saperne di più, mantenendo ovviamente tutta la privacy indispensabile e necessaria. Fateci sapere che avete letto, e vi sentite un po’ generazione con lo zaino in spalla. Per cambiare le cose c’è bisogno di coraggio e forza, c’è bisogno di unione, coordinamento, fiducia. Scriveteci, raccontateci la vostra storia. A brevissimo sarà online il nuovo sito web, dedicato a tutti gli -enni che hanno perso un lavoro. E scoprirete quante possibilità esistono.
Scriveteci anche via mail all’indirizzo: gzs@lolligroup.com (clicca qui per mandare una mail)
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