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Web SEO costoso, molto costoso e troppa concorrenza

Proprio nella giornata di ieri ha chiamato un imprenditore della Lombardia, interessato ai servizi SEO, Web SEO, Web Content e in generale al posizionamento del sito web con le parole chiave, ottimizzazione del sito in Lombardia, in questo caso.

La telefonata è stata molto utile per capire, ancora una volta, il punto di vista esterno. Ciò che la maggior parte degli interessati pensa del Web SEO, di ciò che serva per realizzarlo, e probabilmente della professionalità che sia necessaria.

Non possiamo dargli torto, perchè il settore è effettivamente inflazionato da persone che offrono il SEO a prezzi di un chilo di frutta, e chiunque si chiederebbe perchè spendere di più.

Ecco la telefonata. L’abbiamo resa scorrevole, tagliando le parti meno salienti.

  • “Buongiorno, allora mi dica che cosa offrite.”
  • “Il nostro servizio sul SEO, e sulla ottimizzazione per i motori di ricerca, si basa sulla realizzazione di contenuti. Contenuti editoriali unici e originali, scritti per incuriosire il pubblico e rendere interessante e appetibile il sito web anche per Google e Bing.”
  • “Questo lo dicono tutti, voglio avere qualche dato per paragonare le offerte. Ad esempio che posizione offrite e in quanto tempo.”
  • “Premesso che non mi pare lo dicano tutti, o almeno se lo dicono non lo fanno, perchè di contenuti nuovi e originali ne vedo davvero pochini, sul web, specialmente sui siti web commerciali e non blog, proviamo a immaginare uno scenario, se le fa piacere per avere un paragone. Quali parole chiave dovremmo utilizzare, ad esempio? Ne bastano alcune, giusto per avere idea del settore.”
  • “In che senso parole chiave? Non dovreste essere voi a proporle?” (* ATTENZIONE A QUESTO PASSAGGIO)
  • “Non ha alcun senso dire che si indicizza un sito web senza parole chiave. Nello stesso modo io posso certamente immaginare le parole chiave giuste per il suo settore, e anche cercarle sul web e basarmi sui concorrenti, ma preferisco sentirlo dalla sua voce. In moltissimi casi, specialmente quando il prodotto è molto di nicchia, il nostro cliente, ovvero l’azienda, ha competenze molto profonde, e sa perfettamente cosa cercano i clienti. Che senso avrebbe usare parole chiave di nostra immaginazione, quando c’è chi le conosce meglio e sa quali sono da evitare, molto meglio di noi?”
  • “Bene, io produco e vendo fioriere di cemento, e loculi in cemento, “quelli dei nonni, per capirsi” (qui non ho capito io, ma prendiamo le fioriere come esempio).”
  • “Perfetto, diciamo allora, per avere un riferimento, che per arrivare in terza pagina di Google, diciamo intorno alla posizione trentesima o poco più, ci serviranno almeno tre mesi di lavoro ben fatto. Naturalmente ogni mese in più andrà a migliorare.”
  • “Io della terza pagina non me ne faccio niente, io voglio la prima posizione su Google, in terza pagina magari (“magari” = non lo so, ma immagino) ci sono già. E comunque come fa a garantirmi la posizione esatta?”
  • “Torno da capo, e dico che io non ho piacere nel dare questo tipo di indicazioni, perchè la posizione su Google è un elemento che non può essere così preciso e oggettivo. Da dove la misuriamo? Da che zona? In Italia o all’estero? Con un desktop pc o un telefono mobile? Ci sono troppe variabili per essere precisi. Io ho dato una indicazione di massima perchè l’ha voluta a tutti i costi per avere un riferimento. Per me l’indicatore del successo di un sito NON è la posizione su Google, almeno non solo. Sono i contatti ricevuti, le telefonate, le persone interessate e tutto il resto.”
  • “Siamo d’accordo. E quanto costa ogni mese con Lolli Group?”
  • “Se ho capito bene il tipo di business possiamo probabilmente proporle il servizio SEO entry level, con 299 €/mese.”
  • “E’ troppo caro secondo me. Mi hanno offerto a molto meno, posizioni molto più alte di Google.”
  • “Se lei fa il conto di quanto ci vuole a scrivere un articolo, anche da parte di un giornalista esperto come tutti i nostri collaboratori, e moltiplica il tempo per, diciamo almeno 3/4 articoli ogni settimana, e lo moltiplica per le settimane in un mese, si accorge che meno di questo è impossibile. Ovvero è possibile, ma offrendo altri servizi, che non hanno nulla a che vedere con il posizionamento vero.”
  • “Ma voi non fate una scommessa, con me?” (anche in questo caso penso di aver capito, ma non ne sono poi tanto certo)
  • “Non è una scommessa, ma una certezza. Se sappiamo scrivere – e so che sappiamo scrivere – riusciamo a scrivere del suo argomento e di quello che ci gira intorno, ovvero le fioriere in cemento, e scriviamo articoli sufficientemente interessanti, nel medio periodo gli utenti di internet interessati alle fioriere in cemento prima o poi arriveranno sul suo sito. E qui abbiamo i contatti, i lead o come li vuol chiamare. Poi starà a lei, o all’imprenditore cliente, concludere la vendita del bene o del servizio. Se il lavoro è svolto in maniera corretta e bene, non ci sono scommesse che tengano, il risultato è assicurato.”
  • “Va bene, ho sufficienti elementi per paragonarvi ad altri, grazie per ora.”

 

Ricordate la frase sopra, dove ho scritto di fare ATTENZIONE a quel passaggio? Lì c’è un punto chiave, che all’inizio mi era sfuggito, e fa parte dell’offerta di business da parte di molti consulenti o aziende SEO che tentano di “arraffare” il possibile.
Leggiamo insieme questo passaggio pubblicato su Quora da parte di Davide Pozzi, Consulente SEO, che si riferisce proprio a offerte di WEB SEO e ottimizzazione del sito web da 100 euro o importi simili:

Questa tipologia di offerte gira da diversi anni.
Solitamente la proposta viene fatta ad utenti sprovveduti, che non sanno scegliere le parole chiave e quindi vengono guidati nella scelta di “ego-keyword” facilissime da posizionare ma che non portano né traffico, né conversioni.
Massima attenzione comunque al contratto che si firma, alle clausole che parlano di “garanzia di posizionamento” e soprattutto quelle di “risoluzione anticipata” (e relative penali)…

Ed ecco dove il racconto dell’imprenditore di fioriere combacia. Si aspettava infatti che fossi IO a dirgli le parole chiave, e in effetti avrei potuto sceglierle personalmente, trovarne alcune assolutamente non utilizzate (non è così difficile con gli strumenti online) e far vedere come posizionarle ai primi posti di Google.

In effetti un conto è posizionare al primo posto “iPhone”, e tutt’altra cosa è posizionare “radice di tamarindo per gargarismi a Brescia”. Credo che per posizionare la seconda ci sia meno da combattere.

Dunque il consiglio è sempre lo stesso. Controllate cosa vi viene offerto, e non cascate dietro la prima offerta a una cifra ridicola. Non si ottiene assolutamente nulla con 50 o 100 euro al mese, non in ambito informatico. Per arrivare a guadagnarci, chi ve lo propone deve avere un piano che permette di vedervi una sola volta o due in un anno, e passare 10 minuti al telefono in tutto.

Noi, ma anche molte aziende serie come Lolli Group, teniamo i contatti ogni giorno con i nostri clienti, e ogni settimana mandiamo i report Analytics, nel caso ci siano affidati i siti web e la comunicazione digitale. Ogni giorno lavoriamo sui siti, ogni giorno aggiorniamo plugin e attività.

Siamo davvero convinti che con quelle cifre non possiate che perdere soldi, tanto da regalare – GRATIS – ogni settimana una lezione SEO, che potete tranquillamente svolgere da soli. State tranquilli che nessuna di queste attività che noi vi proponiamo GRATIS viene effettuata da chi vi chiede cifre ridicole per darvi in cambio “la prima posizione su Google”. Potete tranquillamente usare una di quelle che trovate nella nostra area di Formazione SEO – Corsi SEO Online Lolli Group per verificare quello che vi sta promettendo il prossimo consulente SEO.

E ricordatevi che uno dei nostri Core Business, dove al contrario del SEO abbiamo pochissimi concorrenti, quasi nessuno, è la realizzazione di Gestionali Personalizzati, creati con FileMaker per cui siamo membri FBA FileMaker Business Alliance.

Per tutte le informazioni o dubbi, scriveteci!

 


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Servizio con baratto da Lolli Group

Il baratto diventa la nuova moneta, per Lolli Group. Ci siamo accorti di quante aziende siano in difficoltà per rilanciare la propria immagine sul web, per inserire a budget una quota interessante di ottimizzazione web, digital marketing, SEO e SEM, ma anche per costruire un gestionale che permetterebbe loro di risparmiare tempo e denaro. Denaro che qualche volta però manca, inteso come liquidità.

L’unico modo di rendere la nostra economia meno stagnante è provare a far girare servizi e prodotti, il baratto non è altro che un modo per saltare a piè pari il problema del passaggio di denaro.

Non sempre e non con tutto, ma abbiamo barattato molto volentieri i nostri servizi con:

  • GDO
  • Concessionari Auto
  • SPA
  • Alberghi e B&B
  • Agenzie Immobiliari
  • Avvocati
  • Agenzie di Servizi
  • Produttori di macchinari
  • Edilizia
  • Medici e Veterinari
  • Studi Odontoiatrici e Studi Medici Associati o Cliniche
  • Biblioteche
  • Agenzie Turistiche e Agenzie Viaggi
  • Produttori di Alimenti di ogni genere, con e-commerce o negozi tradizionali

… e altri ancora. La lista serve solo per capire in quanti modi si possa comunque arrivare a un risultato, specialmente se si ha voglia di fare.

Certo non sempre abbiamo usufruito personalmente dei prodotti o servizi scambiati, ma questi sono andati a raccogliersi in ulteriori scambi, e di seguito sono arrivati a chi li cercava, che in questo modo non ha dovuto sborsare denaro, o anticiparne solo una piccola parte.

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I giovani ci hanno dato lo spunto

Sono stati proprio i giovani, la Generazione Z e i Millenials, a darci lo spunto per iniziare questa possibilità di rapporto B2B e B2C, nella quale crediamo moltissimo. Non tutti, infatti, hanno a disposizione denaro liquido, ma non per questo sono malfattori o persone da tenere alla larga. Spesso è fin troppo facile, con le spese a cui siamo – purtroppo – abituati, arrivare a fine mese con il cappio al collo. Le Startup di giovani, sempre a corto di capitale, erano quelle più in difficoltà, e sono stati i primi a chiedere la possibilità di barattare un servizio, in nostro, con un loro prodotto, o un loro ulteriore servizio.

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Il Baratto? Perchè no?

Valutato il peso dei valori in gioco, ci siamo detti che sarebbe stata non una buona, ma un’ottima idea, quella di barattare un servizio con un altro. Abbiamo esteso il baratto anche alla quota di privati che ci chiedono consulenza, e il successo è stato enorme.

In un certo periodo ci siamo riempiti gli uffici di prosciutti San Daniele, arrivati in cambio di alcuni mesi di attività Web SEO (Il baratto in questo caso è stato estremamente apprezzato da chiunque ne abbia “usufruito” ), in altro momento abbiamo avuto barattoli di miele e formaggi a non finire. In due occasioni sono passate delle auto e un furgone, usati.
A noi non interessa diventare ricchi, non nel modo classico, non passando sulle persone e sulla professionalità. Per questo possiamo accontentarci e accontentare chiunque.

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Corsi SEO Online Lolli Group – Facebook Ads o Google ADS?

Non è semplice fornire una risposta alla domanda se sia meglio utilizzare Facebook ADS oppure Google ADS per il marketing digitale. Come spesso accade nel SEO, e come imparerete strada facendo, la risposta potrebbe genericamente essere “dipende“.

I due strumenti Facebook ADS e Google ADS sono molto diversi più che altro per il pubblico che vanno a colpire. Non si tratta di segmentare persone, abitudini o età, ma di capire quale domanda volete intercettare con il vostro annuncio Facebook ADS oppure Google ADS.

Questa parte della domanda è alla base delle maggior parte delle azioni di SEO, eppure è una delle più difficili da capire e comprendere da chi si appresta a inserirsi in questo settore. La domanda dovrebbe già essere stata analizzata con attenzione, perchè da questa derivano anche le famose keywords o parole chiave, senza le quali non esiste un posizionamento, o non si fa altro che brancolare nel buio.

Che cosa mostrano, infatti, i neofiti – o chi si crede un grande specialista – della SEO? Mostrano gli Analytics delle visite al sito. Queste però, non ci permettono minimamente di capire chi sia il nostro utente medio, e a che domanda siamo riusciti a rispondere per farlo arrivare sul nostro sito.

Le domande principali a cui rispondere

Sono principalmente due le domande in gioco, nella decisione di attivare Facebook ADS oppure Google ADS.

  • Domanda Consapevole
  • Domanda Latente

Domanda Consapevole

In questo caso l’utente ha un problema da risolvere, e lo conosce bene. Non importa che l’utente sappia dell’esistenza della nostra ditta, e per la gran parte il nome dell’azienda o del sito web, che ha richiesto notti insonni di decisioni su punti, virgole, trattini ed estensioni TLD, sarà per lui totalmente inutile e trasparente.vans_con_fiori-471-lolli-group

Ad esempio la mia ragazza mi ha fatto notare quanto le piacciano un nuovo paio di Vans, di moda, con i fiorellini. Le desidera tanto prima dell’estate.
Appena solo, vado sul web e cerco, sul mio motore di ricerca preferito, che nella quasi totalità del mondo occidentale è Google:

  • Vans fiorellini

A questo punto avrò una lista di siti che le vendono, o una lista di siti che, pur non vendendole o avendole esaurite, sono nelle prime posizioni. Si, perchè la pubblicità permette di far apparire al primissimo posto delle ricerche il sito di vendita online anche se poi, una volta entrati, le scarpe in questione saranno esaurite, o forse non avranno il numero giusto.
La pubblicità in questo caso intercetta la mia domanda, e, anche se non ha una risposta positiva, mi traghetta comunque verso un sito web. Si immagina che – se proprio non sono lì solo per quel prodotto e basta – io possa trovare qualcos’altro di piacevole per spendere comunque un po’ di soldi.
Salvo trovarmi sempre con lo stesso problema delle Vans a fiorellini pochi minuti dopo!

Domanda Latente

Dalla parte opposta c’è la domanda latente. Anche in questo caso sarà la domanda a portarmi verso la scelta di un’annuncio Facebook ADS oppure Google ADS.zampa-del-cane-lolli-group
La risposta a una tale domanda sicuramente non è nota all’utente, il quale forse non sa nemmeno che esista una risposta alla propria domanda.
Quante volte ci capita di pensare, o di condividere con chi abbiamo accanto, un annuncio di un prodotto che non pensavamo nemmeno che esistesse?

Vediamo un altro esempio, questa volta per una domanda latente.
Ho un cane molto simpatico e dolce, si chiama Stella, ma quando piove e lei va a spasso per i prati, attività che ama moltissimo, si sporca le zampe di terra. E’ del tutto normale, ma – vivendo in un appartamento – mi farebbe piacere se avesse imparato a pulirsi le zampe sullo zerbino, prima di entrare in casa.
Ovviamente non sono riuscito a insegnarlo a Stella, e mi sono rassegnato a pulire la terra nell’ingresso, dopo le passeggiate alla “Singing in the rain”.

Un giorno apro Facebook e vedo un annuncio di pulisci zampe in silicone. Immediatamente e quasi istintivamente entro nell’annuncio, vedo come funziona l’oggetto, non perdo tempo e lo acquisto, risolvendo così – o almeno credo – il problema delle zampe di Stella nelle giornate di pioggia.

Quali ADS utilizzare

La risposta è volutamente semplificata, naturalmente c’è un mondo da approfondire ancora, prima di decidere come spendere il proprio budget in pubblicità digitale.

Questi esempi ci hanno però già indicato la strada:

  • se il mio prodotto può essere cercato (non trovato) dall’utente medio, che utilizzerà le keywords o la descrizione su un motore di ricerca come Google, allora sarà meglio Google ADS
  • se il mio prodotto è nuovo, non ha un mercato preciso, oppure è un prodotto di cui molti ignorano addirittura l’esistenza, allora sarà sicuramente meglio puntare il budget su Facebook ADS.
    In tutti i casi la parona chiave è testare. Provate prima con piccoli budget e diversificate le offerte. Provate con gruppi diversi di persone, con differenti età, cultura, residenza, sesso. Testate entrambe le piattaforme e verificate i risultati.
    Senza questo, la maggior parte del vostro budget, indipendentemente da chi lo raccoglierà, sarà buttato al vento.

N.B.: ci sono molti altri sistemi di pubblicità online, anche Bing, ad esempio, ha il suo sistema di ADS. Ne parleremo in altre occasioni e ne abbiamo già parlato, in questo caso il paragone veniva da domande specifiche di nostri clienti.


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I lavori che non esisteranno più. Il tuo è uno di questi?

Alcuni di questi lavori non esisteranno più nel giro di qualche anno. Inutile puntare su alcuni di questi, secondo lo studio ormai risalente al 2013, ma ancora attualissimo, dell’Università di Oxford. Non è una novità sentir parlare di automazione nel mondo del lavoro, ma in alcuni settori il sistema sta registrando una accelerazione considerevole. Ecco dunque che alcune attività, un tempo attraenti, non sono più di nessun appeal per le aziende, e gli aspiranti dipendenti d’azienda non dovrebbero assolutamente puntare su alcuno di questi.

Un rapporto di PwC PricewaterhouseCoopers – società internazionale di consulenza direzionale, revisione di bilancio, consulenza legale e fiscale – stima che nel Regno Unito potrebbero sparire più del 30% dei lavori attuali, entro il 2030.

I posti di lavoro a rischio

Quali sono i posti di lavoro a rischio, quali posizioni saranno le più facili da sostituire con la tecnologia?
Lo studio dell’Università di Oxford al riguardo fa ancora da indicatore, nonostante sia ormai datato al 2013. Non c’è da rallegrarsene, però, perchè la situazione non può che essere peggiorata per gli umani, e migliorata per le possibilità di impego di robot e sistemi automatici.
Alcune professioni hanno una probabilità addirittura del 99% di essere automatizzate nel prossimo futuro. Davvero inutile farci conto, a questo punto. Eccone una lista:

  • Personale per inserimento dati
  • Tecnici di Biblioteca
  • Lavoratori su processi fotografici
  • Consulenti Fiscali
  • Agenti di trasporto e logistica
  • Riparatori di orologi
  • Assicuratori
  • Tecnici matematici
  • Telemarketing
  • Venditori

Cos’hanno in comune queste attività? Sono ripetitive, sempre uguali, e per un computer sono l’ideale. Lui non sbaglia, non si distrae, non va a fumare una sigaretta e non fa pausa obbligatoria per videoterminalisti, o pausa per il pranzo.

I lavori ancora necessari

All’opposto della lista di ben 700 lavori abbiamo, al contrario, tutte quelle attività che richiedono l’ingegno umano. Quella parte di cervello che un computer non ha ancora imparato a imitare, se non a grandi lineee.
Tutte le attività dove la creatività fa da padrona.

Ad esempio abbiamo:

  • Terapisti
  • Supervisori di attività meccaniche e di riparazione
  • Gestione delle emergenze e supervisione
  • Assistenti sociali e addetti a seguire gente con problemi di abuso
  • Audiologi
  • Terapisti del lavoro
  • Ortottista e Protesista
  • Assistenti del settore sanitario

Sono attività che in molti nemmeno conoscono, ma hanno la caratteristica di racchiudere molte competenze insieme, unirle e darne un valore aggiunto.

I lavoratori a basso reddito avranno nuovo futuro

Quasi tutti gli studi sul’automazione e l’utilizzo della tecnologia, comunque, non vedono uno scenario impossibile per i lavoratori a basso reddito e a basso valore aggiunto. Questi lavoratori saranno probabilmente reimpiegati, specialmente se sapranno sfruttare il tempo per acquisire nuove competenze nel campo delle tecnologie.

Non solo – però – nuove nozioni, ma anche creatività e capacità di affrontare problemi in autonomia. Caratteristiche che ora hanno in pochissimi, e, almeno nello scenario italiano, sempre meno, anche nelle generazioni più giovani.

L’educazione in famiglia porta i giovani a non aver bisogno di trovare soluzioni, perchè nella maggior parte dei casi c’è chi le trova per loro. Questo però porta ad affrontare il mercato del lavoro in modo inefficace e infelice, aspettandosi una riproposizione della bambagia – in cui fanno vivere mamma e papà – anche sul lavoro, che non succederà mai.

L’automazione, così come durante la Rivoluzione Industriale e l’introduzione delle prime macchine a vapore, prima in Europa e poi nel Mondo, porterà nel lungo periodo a un maggiore benessere, con una forza lavoro che non sia più tenuta a svolgere alcuni dei compiti più insensati che ora debbano essere sopportati.

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Intervista Web SEO Radio Roma Capitale Lolli Group

Una intervista di due responsabili Lolli Group a Radio Roma Capitale, registrata a rimessa in rete. Argomento? SEO, SEM, SERP e ottimizzazione siti web. Inoltre, a cura della nostra COO, i social e l’importanza che rivestono nell’indicizzazione.

Ecco a voi l’intervista!

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Phishing Rinnovo Aruba Dominio in scadenza

Più di uno fra i nostri clienti ha ricevuto nelle ultime settimane questa mail di phishing, che simula una mail di Aruba in cui si chiede il rinnovo dominio, o la scadenza del dominio stesso. E’ uno dei tanti sistemi per rubarvi password e soldi.

In questo caso la mail è arrivata alla mail principale di www.inerteco.com, ma fa riferimento al dominio www.gabbioniarmati.it. Il titolare della ditta Inerteco ci ha giustamente contattati perchè è anche titolare del dominio www.gabbioniarmati.it. In questo mondo in cui siamo tutti di corsa, e non sappiamo assolutamente dove abbiamo messo la mail di registrazione del dominio, di una password, o comunque di elementi indispensabili alla nostra vita sul web di ogni giorno, la mail può sembrare non solo assolutamente plausibile, ma anche utile.

Il destinatario – fra sè – magari ringrazierà anche il criminale informatico per l’invio, pensando che si tratti di Aruba, quello vero, e che offra un servizio per ricordarsi dei siti in scadenza.

Semplicemente: non aprite l’allegato, buttate la mail

Ci sono modi diversi per affrontare lo stesso problema, e non tutti, in effetti, sono interessati a scoprire i retroscena della criminalità sul web. Dunque ecco il testo del possibile messaggio che potreste ricevere:

Gentile cliente,
ti informiamo che il dominio aruba.it scadrà.

COME RINNOVARE?
L’operazione di rinnovo è semplice e veloce: è sufficiente effettuare l’ordine online e relativo pagamento.
00
RINNOVA ОRA СОN UN CLICKhtt
Per visualizzare il riepilogo dell’ordine e l’importo da pagare, puoi procedere al rinnovo da questa pagina.

COSA ACCADE SE NON RINNOVI?
In assenza di regolarizzazione da parte vostra entro 48 ore, si procederà a sospendere Sicuramente i vostri servizi.

Cordiali saluti

Qui accanto un paio di immagini della mail. I loghi utilizzati ovviamente non sono sempre uguali, ma il testo è più o meno lo stesso.

Aruba ha già preso nota di questo e di molti altri tentativi di phishing, e trovate a QUESTO LINK la pagina che ne parla.

Si consigliano queste operazioni:
La comunicazione non proviene da Aruba, pertanto invitiamo chiunque a:

  • non rispondere in alcun modo all’email
  • non effettuare alcuna fra le operazioni indicate dalla mail
  • non aprire nessun file allegato
  • non cliccare su nessun link sia contenuto nella mail

Per approfondire. Come funziona questo phishing?

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Se state ancora leggendo, forse vi interessa come possa nascere questo phishing, e in che modo, esattamente possa funzionare.
Vediamo ora in dettaglio la mail ricevuta.

Senza cliccare, possiamo guardare intanto il link, basta passarci sopra – senza cliccare appunto – il puntatore del mouse. In questo caso viene fuori un link di questo tipo:

http://XXXXXXXX.com/wp-admin/js/#https://managehosting.aruba.it/AreaUtenti.asp?Lang=EN

Al posto delle “XXX” esce il nome di dominio di un sito qualsiasi. Cosa ha fatto il delinquente digitale? Vedete che dopo wp-admin c’è un comando js, quindi Java Script? (stiamo ovviamente semplificando).In pratica l’hacker è riuscito a prendere possesso in qualche modo del sito web di qualche malcapitato, e, senza che questo potesse accorgersene, ha installato una pagina web in tutto e per tutto uguale a quella di Aruba, dove si chiede il rinnovo – e il pagamento – di un nome di dominio web. Stessa cosa per le mail di phishing – riferite ad Aruba – che riguardino fatture non pagate, che riguardino altre attività in scadenza, e altro che solo la fantasia o l’imitazione degli hackers riescono a immaginare.

In pratica si sfrutta un sito web qualsiasi per appoggiare una richiesta di denaro. Una volta incassato, l’estensione “extra” sparisce nel nulla come è apparsa, e tutto torna alla normalità. Peraltro scelgono di solito bene i siti web su cui installare questi sistemi. Quello oggetto della nostra mail phishing, che è poi di un dentista, lo abbiamo subito avvisato. Come anche in precedenza abbiamo avvisato i proprietari di altri siti coinvolti, loro malgrado, in operazioni truffaldine.

Nessuno ha risposto, nessuno ha nemmeno scritto un “Grazie, ce ne occuperemo o ne faremo occupare chi di dovere”. Non potendo immaginare che esistano così tanti cafoni nel mondo, tanto cafoni da non ringraziare nemmeno per una segnalazione tanto importante, la logica conclusione è che questi siti non siano presidiati, o lo siano in modo molto, molto saltuario. L’hacker, in pratica, può farci i comodi suoi.phishing-aruba-lolli-group

Non toccate allegati, non pagate, non cliccate

Il suggerimento è sempre lo stesso, e anche Aruba stesso ne parla sul suo sito, sopra segnalato, nelle pagine dei sempre nuovi sistemi trovati dai truffatori per tentare di ingannare i clienti. Non cliccate su nessun link, non aprite nessun allegato, non pagate niente!

Men che meno utilizzate la carta di credito, non scrivete i numeri e la scadenza o il codice CVV, oppure password varie.

Controllate nel dubbio che su qualsiasi sito dove vi chiedano soldi ci sia, a fianco dell’indirizzo di dominio in alto – come ad esempio https://lolligroup.com – ci sia un piccolo lucchetto di colore verde. Se guardate sul nostro sito Lolli Group, infatti, lo trovate.

Se invece vedete un lucchetto aperto, per di più rosso, o addirittura il browser vi avvisa che state per raggiungere un sito pericoloso, avete la vostra conferma di quanto sia pericoloso quello che state facendo.

Un Hacker non è incappucciato e nascosto

Gli hacker non ve li dovete immaginare come personaggi con il cappuccio nero in testa, chiusi nel buio di una stanza, con otto monitor accesi. Per la maggior parte gli hacker sono delle vere e proprie congregazioni (le potremmo quasi chiamare aziende, se non fosse per lo scopo sociale), che muovono migliaia e migliaia di siti web di inconsapevoli utenti, e milioni di mail di phishing.

A loro non interessa nulla della vostra denuncia piccata alla Polizia Postale, o al Garante della Privacy. Non stanno di sicuro in Italia e non si preoccupano minimamente delle nostre leggi. Simulano gli accessi da qualsiasi server vogliano, e individuarne l’indirizzo IP non ha alcun senso. In pratica non abbiamo modo per difenderci, o quasi.

Per chi ha un sito internet / web e quindi è a rischio di installazione malevola di uno script per rubare soldi alle persone, consigliamo come sempre di cambiare spesso la password, di utilizzare nomi diversi da quelli della figlia o figlio più l’anno di nascita, o della moglie o marito, o ancora del cane. Non tanto perchè l’hacker lo possa conoscere, magari dalla Moldavia, ma perchè utilizza una lista di possibili parole che contengono anche tutti i nomi comuni e meno comuni italiani, come quelli di altre lingue e nazioni, e i computer li mescolano con anni, date, parole, simboli.

Verifica sicurezza password

Un sito, How Secure is My Password, ovvero quanto è sicura la mia password, o anche password check o password checker, che trovate semplicemente a QUESTO LINK, vi offre una grande possibilità. Provate a inserire la vstra password comune, quella che utilizzate ad esempio per Facebook o per l’amministrazione del sito web. Il sistema risponde con la quantità di tempo che ci vuole per scoprire la password. Con un computer.

Tenete presente che un hacker o un gruppo di hacker utilizzano non uno, ma decine e migliaia di server e computer, di cui hanno preso possesso e che riescono a comandare da remoto, per tentare i craccare una password. Se il check che avete fatto scrivendo la password vi dice che ci vuole un mese per ottenerla, vuol dire che usando 30 computer – in parallelo – ci vorrà più o meno un giorno. E così via.

Tenete infine presente che il sistema non dice MAI che una password non sia craccabile: vi dice solo quanto ci vuole. Ed è proprio così: non è questione di password, è solo questione di tempo e di risorse, prima o poi la password si trova.

 


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Corso SEO Online Lolli Group – Facebook I

Corso SEO Online Lolli Group: Facebook parte I

Il vostro sito web avrà certamente una pagina su Facebook. Una pagina non personale vostra, ovviamente, ma dell’azienda.
Vedremo in un altro articolo del corso come creare una pagina aziendale Facebook.

Facebook è attualmente il social network più importante del mondo, anche se ultimamente Instagram sta minando la prima posizione in classifica. Primo o secondo che sia poco importa ai fini del nostro corso seo online, ovvero le indicazioni per ottimizzare il vostro sito web al meglio.
La pagina Facebook ufficiale avrà un link.

Dovete assolutamente inserire questo link nella pagina web della vostra azienda, di solito utilizzando uno dei molti plugin già predisposti a questo scopo per i più noti CRM (es. WordPress). C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Fate in modo che il link per Facebook dalla pagina web si apra in una nuova finestra e non nella stessa

  • Andate ora nella pagina aziendale di facebook, e cliccate su modifica
  • Inserite il nome esatto della vostra azienda nella pagina Facebook aziendale
  • Inserite il link esatto del link al vostro sito web
  • Inserite gli orari di apertura o se si tratta di impresa online, gli orari in cui ricevete telefonate e potete rispondere alle richieste di supporto. Non lasciate vuota questa parte
  • Inserite l’indirizzo, anche se si tratta di un Home Work. L’indirizzo è comunque la sede legale dell’azienda, o l’indirizzo della sede operativa principale
  • Tenete presente che molti utenti Facebook potrebbero raggiungervi direttamente, passando nelle vicinanze
  • Inserite il numero di telefono principale
  • Inserite infine l’indirizzo mail.
    • Se volete, potrete caratterizzare l’indirizzo mail in modo da capire immediatamente da qualce canale arrivi la richiesta. Ad esempio la mail alla vostra azienda con dominio @lolligroup.com potrebbe essere social@lolligroup.com oppure facebook@lolligroup.com. Per alcuni hosting è molto semplice aggiugere indirizzi nuovi di posta elettronica oppure alias.

Chiudete la pagina aziendale salvando tutte le modifiche.

 


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Approvata la riforma del copyright: cosa sapere

Il Parlamento Europeo riunito a Strasburgo ha approvato la riforma del copyright con 348 voti a favore, 274 contrari e 36 astenuti.

Uno scontro che ha portato polemiche e tensioni non indifferenti è giunto al termine: la riforma del copyright è approvata. Adesso ci si chiede: cosa cambierà?

In cosa consiste la riforma del copyright

Basata sugli articoli 11 e 13 (adesso rispettivamente 15 e 17) la riforma aveva come obiettivo un equo compenso per gli autori che vedono condivisi i loro contenuti dalle varie piattaforme web senza alcuna tutela, e favorire un mercato del copyright stabile.

Ecco i punti principali:

  • Gli autori avranno il diritto di bloccare o limitare la condivisione dei loro contenuti sui siti altrui.
  • Dovranno dare ufficialmente l’approvazione per la condivisione di tali contenuti alle piattaforme web.
  • I contenuti dovranno essere condivisi avvalendosi di una particolare licenza che le piattaforme web acquisiranno.
  • Se una piattaforma digitale pubblica un contenuto dovrà riconoscere un adeguato compenso se richiesto, a meno che non si tratti di “singole parole o estratti brevi”.
  • Se in precedenza esisteva già un accordo tra l’autore e la piattaforma la riforma del copyright ora autorizza l’autore a rinegoziare l’accordo se ritenuto svantaggioso.
  • Le enciclopedie senza scopi lucrativi e le piattaforme libere non saranno toccate dalla nuova riforma.

Una direttiva (per adesso, dato che non entrerà in vigore prima di due anni) che certamente si propone ottimi scopi per una giusta causa, ma chi effettivamente ne trarrà vantaggio e chi invece ne sarà colpito duramente?

Le parti a favore e contro

A favore e perché

Nella parte a favore della riforma del copyright si stagliavano gli artisti, le associazioni discografiche e letterarie (come la Fimi e la Fieg), fiduciosi che finalmente potranno far fronte ai colossi del web, accusati di monetizzare il lavoro degli autori ricavandone pieno vantaggio.

Contro e perché

Nella parte contraria i liberali preoccupati che questa riforma possa avere gravi ripercussioni sulla libertà di espressione, limitandola, e alla fine incorrere nel rischio censura. Di tutt’altra anima è il “no” dei giganti web come Google e YouTube, non felici per le loro finanze dati gli elevati costi per ogni licenza che dovrebbero pagare per la condivisione dei contenuti.
Wikipedia, per protesta, aveva oscurato la pagina italiana e il portavoce Murizio Codogno aveva affermato: “si vorrebbe creare un mercato unico per il copyright , in realtà, per come sono formulati gli articoli 11 e 13 si ottiene un guazzabuglio che ha poche possibilità di funzionare”.
Change.org ha raccolto oltre 5milioni di firme per la petizione contro la riforma del copyright.

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Quali saranno le conseguenze

Ci si chiede, adesso, quali effettivamente sono le parti che verranno danneggiate dalla riforma e quali invece ne trarranno vantaggio?

Giovanni Maria Ricci, docente di Diritto d’autore presso l’Università di Salerno, ha spiegato: “Di per sé l’articolo 11 probabilmente è inefficace, perché esistono già due leggi in Spagna e in Germania molto simili alla Direttiva nelle intenzioni… quello che però è successo in Spagna è che Google News ha chiuso e che oggi l’aggregazione delle notizie avviene attraverso fornitori di notizie che sono fuori dalla Spagna. Per esempio, se prima un articolo veniva ripreso da El Paìs o da altri quotidiani spagnoli, ora le news arrivano ma da organi di informazione terzi. Quindi, anche su questo, non credo che la qualità dell’informazione ne abbia beneficiato: è una norma che rischia di essere a vantaggio zero per gli editori.”

Tutelati i diritti d’autore, forse, ma non del tutto e non come dovrebbero. Inoltre, bisogna specificare che “estratti brevi” è di per sé un limite molto vago, e le piattaforme web saranno libere di citare i contenuti.

Il professor Ricci ha continuato: “C’è un problema di ordine concorrenziale: l’ultimo testo della direttiva è stato modificato e ora prevede che tutti i requisiti che si applicano a YouTube, in termini di controllo sulle informazioni, per esempio, non si applicano alle startup che abbiano un fatturato inferiore a 10 milioni e non esistano da più di tre anni.”

Impensabile, quindi, immaginare che le startup possano, in soli tre anni, arrivare a delle posizioni tali da potersi permettere i sistemi di filtraggio che la direttiva si propone.

Per ora, dunque, sembra che la riforma del copyright paradossalmente avvantaggi proprio i giganti del tech (bruciando la concorrenza) e vada a svantaggio degli editori e delle piccole associazioni.

La riforma, sebbene di ottime intenzioni, fa storcere il naso a molti e si spera che possa essere riveduta e migliorata da qui alla sua entrata in vigore.

 


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#Fridaysforfuture-sciopero-thunberg

Studenti in sciopero #Fridaysforfuture per clima e ambiente della Terra

Lo sciopero #Fridaysforfuture noi adulti abbiamo deciso di lasciarlo organizzare a una ragazzina decisa e determinata come pochi al mondo, appassionata alla causa della salvaguardia di clima e ambiente, sulla Terra. La ragazza, ormai nota in tutto il mondo, è Greta Thunberg. Ha 16 anni, è svedese, è stato fatto il suo nome – rendendola a suo dire orgogliosa – per il prestigioso Nobel per la Pace. Fa impallidire ognuno di noi, ognuno di quanti non ha tempo, voglia, interesse per la Terra in cui viviamo. Fa pensare a quando avevamo noi 16 anni, e pensavamo a ben altri divertimenti e passatempi, e in pochi ci sognavamo di metterci una mantella sotto la pioggia e al freddo, per affermare i nostri pensieri davanti al Parlamento del nostro paese.

Nessuno ascolta l’allarme ONU sull’ambiente

Pochi giorni fa l’ONU ha ribadito, appoggiato da una recentissima ricerca, quanto l’economia globale dipenda anche dalla situazione ambientale della Terra.Come poveri stupidi non riusciamo a staccarci dalla nostra auto vecchia di 20 anni, evitiamo la revisione o la facciamo andar bene con un meccanico amico, mettiamo il termostato della caldaia al massimo, anche se la tacca “MAX” rappresentasse la temperatura dell’acqua in ebollizione, sprecando dunque una quantità enorme di energia.

Nessuno ascolta l’ONU, ma nemmeno le mille altre organizzazioni più o meno importanti per l’ambiente, nate da poco o da sempre. Quante volte cambiamo canale pur di ascoltare – al telegiornale – le ultime dichiarazioni di Legambiente, ad esempio? Riusciamo addirittura a prenotare le vacanze per un bel mese di mare in compagnia dei coliformi fecali, in qualche bella spiaggia a fianco della foce di un fiume sporco e pieno di schiuma e bollicine che non tranquillizzerebbero nessuno.

Avete mai provato a guardare dall’aereo in decollo a Fiumicino in basso, verso la foce del Tevere? Siete riusciti a vedere la macchia di un bel marrone intenso che si tuffa nel Mar Tirreno, e si allarga fino a mischiarsi con un azzurro che – si puà immaginare – in qualche anno cambierà colore?

Anidride Carbonica CO2 alle stelle

Global FutureNon possono sfuggirci gli effetti del riscaldamento globale e delle emissioni enormi di anidride carbonica – CO2. La prossima primavere si annuncia già come una stagione secca e senza piogge, o, al contrario, con zone dove saranno comuni i dissesti idrogeologici e le alluvioni. Immaginiamo già che i raccolti saranno ridotti, e stiamo già prendendo con una scrollata di spalle gli annunci dei leader delle associazioni di agricoltori. Il problema, ovviamente, non è solo italiano.

Nelle città non ci interessa minimamente la fase di produzione agricola, perchè vediamo i supermercati con merce abbondante, a prezzi ridicoli e proveniente da tutte le zone del pianeta. Arance e mandarini che viaggiano 10.000 km, con tutto il consumo energetico che questo comporta, per poter scontare qualche decimo di euro al kg, nel supermercato sotto casa. Non ci interessa di un agricoltore in Africa che combatte contro la sabbia, per riuscire a bagnare il terriccio intorno alle sue poche produzioni, o al contrario quello che in Indonesia combatte contro continue alluvioni, che portano via terra, piante, frutti, e il sudore della sua generazione e di quella del padre e del nonno.

Lolli Group con #Fridaysforfuture

Lolli Group è strettamente legata a #Fridaysforfuture. Nel nostro piccolo spingiamo verso l’utilizzo di sistemi hardware che possano economizzare energia elettrica, magari in cloud e che possano essere condivisi. Quanti Server esistevano, fino a pochi anni fa, in aziende di piccole e medie dimensioni, accesi giorno e notte e in funzione solo per pochi minuti al giorno?. Quante attrezzature vendute a migliaia di euro per arricchire lo stomaco di commercianti senza scrupoli, appoggiati in un angolo e del tutto inutili, sovradimensionati per le esigenze di ogni impresa, con sistemi operativi da migliaia di euro e ultimissima generazione, solo perchè un commerciale con pelo sullo stomaco era riuscito nel proprio intento?

Vicini a chi si impegna per l’ambiente

Questa mattina, davanti a una scuola elementare e media, in una pausa per capire se le porte si sarebbero o meno aperte, si è visto in un secondo quanto realmente teniamo all’ambiente. Il #Fridaysforfuture non c’entra niente, la scuola non apriva per uno sciopero del personale ausiliario, in pratica quelli che una volta chiamavano i bidelli. Non solo nessuno sapeva assolutamente nulla dello sforzo mondiale di Greta Thunberg, ma una bambina, sotto gli occhi del padre, si è messa a buttare in terra tre o quattro carte di caramelle. Da lontano la scena era quasi surreale. La bambina guardava le pallottoline di carta nella parabola di caduta, il padre – “papone all’italiana” – guardava con occhi ammirati la sua bambina, e i suoi movimenti. Nemmeno una parola, però, sullo sporcare per terra, sul buttare in mezzo a un marciapiede dei rifiuti che facilmente avrebbero potuto essere messi in tasca, per poi buttarli al primo cestino.

Questo è l’emblema del #Fridaysforfuture italiano? Speriamo davvero, con tutto il cuore, che si tratti di piccoli esempi di ignoranza e cafonaggine, limitati e delimitati, perchè sarebbe davvero avvilente se ci comportassimo tutti così.

Lolli Group è da sempre vicino all’ambiente, anche attraverso l’associazione animalista – ambientalista che fa parte del gruppo, fin dal 1992, e che porta avanti nel suo piccolo ogni causa ambientale possibile.

Un abbraccio non solo a Greta, ma anche a tutti coloro che hanno deciso di seguirla, a qualsiasi età, e con qualsiasi – anche minima – dimostrazione di amore per l’ambiente e per la nostra Terra, così malata e in pericolo.


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Corso SEO Online Lolli Group – Web Ottimizzazione quanto vale il mio sito?

Fra i moltissimi strumenti SEO disponibili online, molti gratis, esistono quelli più o meno utili all’ottimizzazione di un sito o un aiuto per il web content. Ad esempio, vi siete mai chiesti quanto possa valere, in termini puramente finanziari, il vostro sito?
E’ una pura e semplice curiosità, ma c’è chi si è preso l’onere di costruirci sopra un sito web, e organizzarlo in modo da avere diversi parametri che, combinati, offrono un valore complessivo.

Ecco il valore, piuttosto bassino per la verità, del nostro sito web Lolli Group:

 

Valore Stimato
• € 44,29 •

 

Speravamo meglio, ma non si può avere tutto.
Fa piacere che molti dei siti che abbiamo curato nel tempo, o che stiamo ancora seguendo con un abbonamento SEO mensile (vedi qui i nostri abbonamenti), sono molto, ma molto più “cari” del nostro. E’ la solita storia del calzolaio che va in giro con le scarpe rotte. Ci dedichiamo ai clienti con tutta la forza, tanto da non avere tempo per curare il nostro, di sito.

Il valore del sito web, a cosa serve?

In ogni caso il valore calcolato del sito web, che si può ottenere andando direttamente alla home page di Valoresito.com, ha una serie di vantaggi, dal punto di vista del lavoro per l’aspirante SEO Web Content Manager, o per chi voglia tenere d’occhio personalmente il proprio sito web.

L’analisi è basata su una serie di indici, fra cui:

Indice
google Indice Google
yahoo Indice Yahoo
Indice Bing
moz
Statistiche Facebook
Statistiche Alexa
Statistiche Social

E molti altri indici più o meno importanti. Questo significa avere dati, valori, numeri e statistiche, il pane di cui ogni esperto SEO – o aspirante tale – dovrebbe nutrirsi ogni giorno.

Tutti i dati numerici sono utili per il SEO

Indipendentemente dal valore economico del sito web analizzato, intendendo con questo il valore monetario calcolato con qualche algoritmo da chi lo ha preparato, a noi per la comunicazione online e per il marketing digital interessa soprattutto conoscere la variazione nel tempo.

Utilizzando anche questo sito, insieme con tutte le altre risorse esistenti per l’esperto SEO e di cui abbiamo parlato spesso in queste pagine, avremo un andamento nel tempo del sito monitorato, e potremo apprezzarne il continuo crescere di valore, mentre sapremo di doverci preoccupare in caso di una decrescita, che si traduce evidentemente in un calo delle visite.

Inoltre è possibile ottenere in modo piuttosto semplice un backlink al nostro sito, con tanto di miniatura generata automaticamente, che male non fa. Anzi, se osserverete i migliori e più attenti fra i vostri competitors, vi renderete conto che in molti sono presenti, e testano il valore del proprio sito anche semplicemente per avere un link pubblicato.

Nella foto, ad esempio, quello ottenuto per Lolli Group e per una nostra ottima conoscenza, la ditta Inerteco che produce Gabbioni Armati e Garden Design, nella pagina di Valoresito.

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