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Associazione Free Lance e Piccole Imprese: Lolli Group lancia una nuova iniziativa

Le grandi aziende e in generale il pubblico dei clienti hanno finalmente iniziato a capire che il mondo del lavoro è cambiato. Ora le professionalità, anche molto elevate e specializzate, non sono più chiuse in un ufficetto, ma lavorano come Free Lance, o con aziende a regime minimo. A se hanno bisogno di collaboratori per attività straordinarie o molto complesse, sanno come rivolgersi rapidamente a collaboratori esterni su Fiverr o piattaforme simili.

L’unico problema sono i servizi, per lo più assenti per i Free Lance e le micro imprese, che faticano anche a trovare un posto dove lavorare.

Questo perchè anche gli utili spazi co-working sono gestiti da imprenditori che non hanno, la maggior parte delle volte, idea di cosa serva a un professionista.

Per fare un esempio concreto tempo fa frequentavo uno spazio co-working comodo perchè vicino a casa, ma mi sono rapidamente accorto che l’indirizzo IP da cui usciva la connessione web era presnete in molti elenchi di blacklist mondiali. Il risultato era che anche una sola mail spedita utilizzando quella connessione finiva nello spam del lettore mail del cliente. Figuriamoci impostare una campagna mailing list.

Eppure il co-working in gestione non ha nemmeno preso in considerazione il problema, nnostante la mia segnalazione, probabilmente perchè non sapevano nemmeno di cosa stessi parlando.

Nello stesso modo in molti casi la scansione da apparecchi centralizzati non funziona, o bisogna passare da dischi di rete comuni e quindi senza alcuna privacy, e mille altri problemi. Nel campo IT, specialmente, queste sono difficoltà bloccanti, e a nulla serve che ci sia un cucinotto con le cialde a disposizione (peraltro il ricarico c’è anche su quelle, ma perchè?), se poi il co-working non offre i servizi che servono.

Associazione creata solo per le nostre esigenze

Le associazioni di commercianti, di artigiani, di imprenditori in genere più famose e presenti hanno statuti che spesso risalgono agli anni ’60, talvolta anche al dopoguerra, tanto da vantare festeggiamenti di 60 e più anni di attività.

Questo significa che si tratta molto spesso di strutture simili a grandi dinosauri, con lentezza di attività, poca considerazione per i gruppi che hanno un piccolo impatto di quote associative, e predilezione e attenzione soprattutto verso i gruppi con molti dipendenti, che portano migliaia di euro all’anno in quanto le quote sono relazionate al numero di impiegati.

Per non parlare degli “impicci” interni, che in molte strutture hanno portato spesso ad estromissioni di consigli direttivi, dirigenti, presidenti, quando non addirittura anche a problemi legali e penali per appropriazione indebita.

Anche quelle che lavorano bene difficilmente hanno attenzione per la classe, nata da poco, dei Free Lance volontari o obbligati (perchè hanno perso un posto di lavoro e dunque si sono dovuti per forza “reinventare”.

La mia proposta è quella di costituire una nuova associazione, dedicata solo ed esclusivamente ai Free Lance e alle piccole e piccolissime imprese. Una quota associativa minima, inesistente per i più, uno zoccolo iniziale di un migliaio di aderenti, una prima sede a Roma per poi passare subito dopo alle altre città dove l’esigenza sia più sentita e più siano presenti questo tipo di piccoli imprenditori. Per finire arrivando a tutto il territorio nazionale, occupando spazio anche dove gli spazi co-working e i servizi in genere siano già presenti e abbastanza strutturati (ad esempio Milano e altre città nel Nord-Est).

Un primo gruppo di chi ci “crede” di più, fra cui anch’io, con la mia piccola azienda, provvederà a costituire l’associazione e a redarre lo statuto, davanti a un Notaio, per poi affittare (in futuro acquistare) uno spazio co-working a Roma, appunto, da mettere a disposizione dei soci.

Uno spazio arredato e con i servizi necessari, senza inutili orpelli, ma con le vere necessità di chi, come noi, più che altro si basa sulle attività IT.

Insieme potremo farci sentire, insieme potremo avere la disponibilità di tali e tante specializzazioni da offrire una gamma enorme di scelta alle grandi aziende a cui servano attività ordinarie o straordinarie.

Faremo pubblicità comune risparmiando, avremo convenzioni con banche e istituti di credito, troveremo finanziatori e chi crede in noi.

Fidatevi della mia esperienza, proprio in questo settore associativo, l’unione fa la forza.

Primo passo, la manifestazione di interesse. Scrivete ad associazione@lolligroup.com per rendervi disponibili. Spiegate se avete tempo e voglia di impegnarvi di più, per partecipare a un primo e indispensabile consiglio direttivo, che conterà 5/7/9 persone, oppure se volete partecipare come singoli soci. Partieremo a settembre, e come detto la quota associativà pura e semplice sarà ridotta a una sciocchezza. Anche seguendo le vostre manifestazioni di interesse, quello che proporrete voi e quello che pensate di potervi permettere senza nulla togliere al vostro lavoro.

Scommettiamo che diventeremo una potenza, tutti insieme ?

Contattatemi (Fabrizio M.A. Lolli – Tel. 391.7905156) con il modulo qui sotto o con una mail a associazione@lolligroup.com

Dati Personali

 

Controllo per sapere se sei umano e invio modulo

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Calcolo del risparmio di un gestionale personalizzato in azienda

Vogliamo con questi pochi esempi calcolare il risparmio effettivo e reale che aziende nostre clienti hanno realizzato utilizzando un Gestionale Personalizzato creato da Lolli Group.

 

Esempio 1 – Fatturazione Azienda Automotive

Noi spesso puntiamo sul risparmio che un sistema gestionale personalizzato possa produrre per una azienda.
Vediamo di calcolarlo con un piccolo esempio.
Una azienda del settore automotive, che fa manutenzione di veicoli a noleggio, utilizza personale in amministrazione per la preparazione e compilazione delle fatture riferite a circa 100/150 contratti mensili, per servizi a terzi.
Ogni contratto è diverso dall’altro. In alcuni casi la manodopera è inclusa, in altri è esclusa, così come per i pezzi di ricambio.
Prima dell’introduzione di un gestionale personalizzato, sia per la complessità dei calcoli, sia per la lentezza degli operatori, ogni mese venivano utilizzate circa 80 ore di lavoro per la preparazione delle fatture.
Altre 10 ore di lavoro servivano per la scansione delle fatture, la loro verifica (una persona leggeva le attività, l’altra ricontrollava gli importi), e l’invio della fattura scannerizzata via email.
Il gestionale personalizzato è stato sviluppato per distinguere ogni particolarità di ogni contratto, e per calcolare se un intervento dovesse essere inserito in fattura oppure no, così come i ricambi auto.
Alla fine dello sviluppo, il gestionale da solo realizza le fatture in circa 20 minuti di lavoro, e le spedisce autonomamente ai clienti, via mail, con una spedizione invisibile all’operatore.

Calcoliamo ora il risparmio

Per comodità aggreghiamo le ore di lavoro e le calcoliamo come fossero realizzate da un solo dipendente.

  • RAL Dipendente: 34.000 € / anno (circa 1600 euro netti al mese)
  • Aggiungiamo i costi INPS/INAIL/TFR, ecc. (all’incirca) e abbiamo la somma: 47.600 €/anno
  • Aggiungiamo anche un forfait pari a 1,34 per i costi cosiddetti “di struttura” (PC, sedia, locale, riscaldamento e condizionamento, contabilità dell’azienda e paghe, costi di produzione, pubblicità, costi commerciali, ecc.): 64.260 €/anno
  • Infine dividiamo per 190 giorni lavorati all’anno, 8 ore al giorno
  • Costo orario del dipendente: 42,28 € / ora
  • Costo medio mensile per la fatturazione su contratti e abbonamenti: 3.804 €
  • Costo medio annuale per la fatturazione su contratti e abbonamenti: 45.658 €
  • Costo medio per la realizzazione e sviluppo di un Gestionale Personalizzato adatto allo scopo: 350 €/mese

Risparmio complessivo annuale dopo l’introduzione del Gestionale per la SOLA attività di fatturazione: 41.458 € (quarantunomila 458)

E qui abbiamo calcolato l’impatto di UNA SOLA attività dell’azienda. Ovviamente il Gestionale Personalizzato non è creato per una sola attività, ma per molte insieme. Come minimo avremo, oltre alla fatturazione: gestione magazzino, ordini, preventivi, logistica, servizi esterni, e tutto quanto nelle attività aziendali, fino ad avere un solo software per tutta la gestione dell’azienda.

Se per una sola di queste il risparmio in una azienda di medie dimensioni è nell’ordine dei 40 mila euro all’anno, potete facilmente immaginare quanto possa essere il totale del risparmio.

Esempio 2 – Preventivi per artigiano nel settore zanzariere

Una azienda nel settore infissi si dedica a una nuova nicchia di mercato, lanciando la specializzazione verso le zanzariere.

Pubblicizzando l’attività sul web, riceve di continuo richiesta di preventivi personalizzati che devono essere calcolati sulla base di variabili quali modello, colore e tipo di zanzariera, ma anche dimensioni della finestra o porta a cui vengono applicate. Ovviamente la zanzariera ha un costo al metro quadro, e il cliente chiede il preventivo sulla base di misure (larghezza e altezza) e al numero di finestre. Talvolta il cliente non ha le misure, e chiede il preventivo specificando solo di avere finestre a una o due ante, oppure porte finestre.

Essendo il mondo delle zanzariere molto inflazionato, con una buona pubblicità web che abbiamo realizzato, le richieste sono almeno un paio al giorno.

I tempi precedenti di realizzazione di ogni singolo preventivo, creato su word e calcolato secondo una tabella excel per i costi delle singole zanzariere, erano nell’ordine di un’ora circa per ogni preventivo. Il titolare-responsabile faceva tutto da solo, togliendo tempo alle sue attività di artigiano.

Il gestionale personalizzato permette di realizzare un preventivo in diversi layout, in circa 10 minuti. Il solo tempo di inserimento dati.

Il gestionale non solo calcola i prezzi basandosi sulle misure e dati forniti, ma aggiunge le foto e la descrizione dei modelli di zanzariera utilizzati, prendendoli da un archivio e listino fornito dall’azienda produttrice, ma può anche realizzare il preventivo calcolando misure medie – comunque abbastanza ampie da comprendere ogni possibilità – qualora il cliente non fornisca misure esatte, ma solo il tipo di infisso a cui applicarle.

Il preventivo può naturalmente essere inviato direttamente via mail in PDF partendo dal gestionale, senza passare dallo scanner, e il tutto è accessibile via web, permettendo al cliente di calcolarsi, volendo, il preventivo in piena autonomia.

Calcoliamo il risparmio di tempo

In questo caso abbiamo un saving mensile pari a circa 2 ore al giorno, moltiplicate per circa 22 giorni lavorativi, 200 nell’anno. Utilizzando il gestionale si risparmiano 400 ore di lavoro all’anno.

Pur se il costo orario del titolare non può avere lo stesso valore del dipendente del calcolo precedente, per semplicità prendiamo un valore forfetario di 50 euro, estremamente basso. Abbiamo un valore annuo calcolabile in circa 20.000€.

Togliendo il costo del Gestionale, per semplicità lasciamo quello precedente di circa 350 €/mese, il savinga complessivo annuale per la SOLA attività di creazione e invio preventivi per l’artigiano è pari a 15.800 €/anno.

E, anche in questo caso, bisogna sottolineare che abbiamo calcolato UNA SOLA attività delle decine e decine che il gestionale personalizzato possiede e che vengono di continuo implementate, mese dopo mese, seguendo le indicazioni e le necessità dell’azienda.

Torna all’elenco prezzi dei pacchetti standard – all inclusive

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In agosto aperti. Abbiamo imparato la lezione di Sergio Marchionne

In agosto aperti? Si, Noi in Lolli Group per tutto agosto siamo aperti e operativi.
Anche noi avremmo bisogno di qualche giorno di relax, specie dopo quest’ultimo anno, denso di novità, nuovi clienti importantissimi, progetti splendidi e interessanti, ma davvero impegnativi per lo staff romano, milanese e i collaboratori internazionali. Semplicemente abbiamo evitato agosto, e scaglionato le vacanze in altri momenti.

Abbiamo fatto tesoro di questo spezzone video di Sergio Marchionne, che racconta di un episodio agostano. Il video, diventato virale grazie alla condivisione proprio di chi in questi giorni è effettivamente in vacanza, come la maggior parte degli italiani, anche viste le città semi-deserte, racconta di come Marchionne, al ritorno da un tour in tutto il mondo per il mese di luglio, rientrando in sede a Torino si sia trovato in uffici assolutamente deserti e desolati.

La frase virale è “In vacanza? Ma in vacanza da cosa?

detta da un AD che stava facendo i conti con perdite nell’ordine di 5 milioni di euro al giorno. C’è da immaginare che in FIAT / FCA sia stato l’ultimo anno con gli uffici deserti in agosto. E quello che dice Marchionne è vero, continuiamo a non volercene rendere conto, con questa sorta di “confro zone” tutta italiana. Il mondo continua a lavorare, e nulla è cambiato per i collaboratori Lolli Group in USA, India, Europa. Sono tutti al lavoro come a Luglio, come a Novembre.
Forse prenderemo qualche giorno di pausa, ma nessuna delle solite attività verrà in alcun modo interrotta. E, appunto, siamo in agosto aperti, per tutto il mese con orario consueto.

Di persona a Roma, oppure telematicamente e via telefono e mail in altri luoghi. E come sempre, nell’emergenza, ci spostiamo ovunque. Per un intervento o un dubbio, senza ovviamente alcun impegno, avete a disposizione il cellulare diretto 391.7905156, il numero fisso 06.94808235 o la mail web@lolligroup.com.

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Marchionne se ne è andato: con lui un mito e un maestro

Dall’ospedale universitario di Zurigo è arrivata stamattina la notizia che – purtroppo – aspettavamo, sperando comunque di sbagliarci. Sergio Marchionne, 66 anni compiuti a giugno, è mancato. Era entrato nell’ospedale svizzero il 27 giugno per un’operazione alla spalla destra, non sono trapelate altre notizie. Si parla di un tumore ai polmoni, ma non nulla è confermato. Si è di certo trattato di un male rapido e implacabile, come in effetti un tumore può rappresentare.
John Elkann, presidente di FCA e di altre società del gruppo, ha scritto altre tristi parole per commentare l’accaduto:

“E’ accaduto, purtroppo, quello che temevamo. Sergio, l’uomo e l’amico, se n’è andato. Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore. Io e la mia famiglia gli saremo per sempre riconoscenti per quello che ha fatto e siamo vicini a Manuela e ai figli Alessio e Tyler. Rinnovo l’invito a rispettare la privacy della famiglia di Sergio”.

Se guardiamo l’uscita pubblica di Sergio Marchionne nei video di un paio di giorni prima del ricovero, a Roma, in occasione della consegna di una Jeep attrezzata per uso speciale ai Carabinieri, troviamo un uomo molto affaticato, che parla con discreto sforzo.
Un appuntamento importante, per lui figlio di un Carabiniere, ma l’ultimo in pubblico, l’ultimo nella sua veste ufficiale di AD.

Commenti diversi

Abbiamo avuto occasione di parlare dei molti, e diversi, commenti di persone comuni, di persone per lo più inutili all’opinione pubblica come chi scrive.

E’ sicuro che per un imprenditore, come per un manager, prendere spunto da ciò che ha fatto Sergio Marchionne sia un riferimento davvero importante. Arrivato nel 2003 in FCA, nel 2004 in carica come AD, ammettendo “Perdiamo due milioni di euro al giorno, la situazione non è semplice”.

Salva prima FCA con un patto che coinvolge le banche, e sistema la situazione dopo la rottura dell’accordo con GM, e porta il gruppo nel 2009 a fondersi con Crysler, mettendo sul mercato una azienda da 4,5 milioni di auto all’anno, il settimo costruttore mondiale.marchionne lolli group

Nel 2010 si scontra con la CGIL, dividendo i sindacati e le opinioni, e forse da questa operazione arrivano la maggior parte delle critiche. Poi fissa l’obiettivo per il 2018, raggiunto (e mette una cravatta per festeggiare) in parte: l’azzeramento dei debiti. Rimane ancora una parte della cassa integrazione, rimasta per il 7% dei dipendenti. Avrebbe comunque lasciato FCA, rimanendo nella “sua” Ferrari. Si dice che addirittura avrebbe voluto comprarsela con la liquidazione…

In ogni caso sfiderei chiunque fra i suoi tanti critici a ottenere anche solo una parte dei risultati che è riuscito a portare nell’azienda che gli aveva dato fiducia. Vorrei vedere seduto su quella sedia il signore che mangiava a bocca aperta biascicando, la donna in ciabatte e aria da professoressa di tutte le materie del mondo, la vecchietta che parla di sindacati senza sapere nemmeno quali e dove siano le fabbriche della FCA in Italia.

Parlare è semplice, realizzare qualcosa lo è molto meno. Non ci sono soldi che tengano, di Sergio Marchionne ne nasce uno solo ogni tanto, gli altri non lasciano di certo un segno, e nessuno li cerca sul web. Nè prima, nè dopo la loro morte.

Un abbraccio a tutta la famiglia, che dovrebbe – nella tristezza per la perdita di un uomo comunque ancora giovane – essere davvero orgogliosa del compagno e padre avuto in questi anni.

Lolli Group Dino

Dino il Gestionale per Bambini e Ragazzi. Gratuito.

Lolli Group DinoLolli Group Dino: il mini gestionale per imparare gratuitamente.

Puoi scaricare gratuitamente il DINO, un piccolo e semplice gestionale pensato per iniziare i bambini e ragazzi all’utilizzo di sistemi di gestione.

ENGLISH – Lolli Group Dino: mini ERP for children

We have developed with Filemaker a small ERP for children, in PC and MAC OSX Version, FREE.
It is really simple and funny to use by children, to add books, games, Star Wars figures, Winx, and everything they have in their room. We are translating ERP DINO in english, but you can test it anyway, even if in italian language. Our children are very happy to use this ERP, and it will be developed in updated version with new activities to do. Especially if we will have a feedback.
We hope you will send us your comments, thanks!

Come è nato il Dino

Non è la prima volta che un bambino o una bambina, figli dei nostri collaboratori, chiedono di poter aiutare, in ufficio o durante il telelavoro a casa. I bambini sono bravissimi, lo sappiamo perfettamente, a imparare in un attimo le novità tecnologiche, e sanno utilizzare perfettamente ogni gioco sullo smartphone o tablet, anche se nessuno ha insegnato loro come fare.
Se pensiamo che pochi giorni fa una signora, davanti a un erogatore di acqua, ha dovuto chiedere un aiuto a un giovane, dopo averci provato per un quarto d’ora, ed essere riuscita quasi a smontarlo, capiamo immediatamente quanto le nuove generazioni siano più sveglie e predisposte alle novità.
Abbiamo però notato che l’uso di mouse, click vari, campi e menu a tendina non è così immediato come i comandi nei giochi, e abbiamo voluto unire l’utile al dilettevole.
Così è nato il DINO.

A cosa serve il DINO?

Bambini e ragazzi possono registrare sul DINO i loro beni. Di solito si tratta, a seconda dell’età, di libri, giocattoli, articoli elettronici o qualsiasi altro oggetto abbiano nella loro stanza.
I campi da compilare sono davvero pochi, ed è possibile inserire un codice, pensato per aggiungere il codice a barre dell’oggetto. Avendo una di quelle pistole per leggere i barcode consigliamo di collegarla. Il bambino si divertirà ancora di più, una volta giunto al punto del “codice”, a inserire l’oggetto.
Oggetto che poi, con lo stesso codice e molto rapidamente, potrà essere cercato e trovato.

Il futuro del DINO

Il DINO è pensato per collegarsi in rete, e per mettere a disposizione dei bambini gli oggetti anche di altri. Un piccolo box permette di scrivere la persona a cui l’oggetto viene prestato, e la data in cui dovrebbe restituirlo. Una specie di Biblioteca privata, utilizzabile per scambi con compagni e amici, come estendibile a chiunque, utilizzando il web.

Il DINO è gratuito, ed è pensato per bambini da, circa, 8/9 anni. Non l’abbiamo provato su bimbi più piccoli, ma siamo certi che con una minima supervisione sarà semplice utilizzarlo anche per i più giovani.
Normalmente il tempo per spiegare come si usa – al bambino – non supera pochi minuti. Sarete sconvolti da quanto rapidamente capirà come farlo funzionare. Fate un test con un adulto, paragonate poi i tempi…

Qui sotto potete scaricare il pacchetto ZIP. Per utilizzarlo basta scompattare la cartella e fare doppio click sul file con nome “DINO” e nel caso del MAC “DINO.fmpur“.
La versione è valida per MAC OSX o per PC, scaricate quella corretta !
Nella versione MAC OSX se si apre la finestra “proviene da sviluppatore non certificato” andate su Preferenze di Sistema / Privacy / Generali e poi “Apri comunque”.

Aspettiamo i commenti vostri e dei vostri piccoli!
Ai nostri sono piaciuti, e siamo certi che in futuro avranno più dimestichezza con gli strumenti in qualsiasi attività professionale.


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Marchionne

Marchionne, condizioni stazionarie e irreversibili

Fuori dal gossip, lontano dalle chiacchiere inutili, anche noi, pochissimi e sconosciuti collaboratori di Lolli Group stiamo facendo il tifo per la vita di un uomo speciale e straordinario.
Dispiace per la malattia, dispiace per l’epilogo, dispiace – e molto – per il dolore che in tutti i casi come questo deve provare la famiglia. Che sia composta da compagna, moglie, figli, amici intimi.

Se anche l’ultimo degli italiani ne conosce il nome, e sta in ansia per le sorti del Sergio Marchionne che ha contribuito, forse il verbo è addirittura troppo “leggero”, a risollevare le sorti del gruppo Fiat con annessi e connessi (ma ve la ricordate la fine che stava facendo la Maserati, un’auto da 100 mila euro o milioni dell’epoca, i cui velluti e legni pregiati si staccavano al primo tocco?), vuol dire che la sua esistenza continua a lasciare un segno.
Ora si rincorrono le dichiarazioni di politici e pseudo amici e conoscenti, ansiosi di apparire anche solo in un trafiletto.

Come inaspettatamente fioccano insulti di una brutalità che spero non possa arrivare alla famiglia, perchè del tutto gratuita, e celata spesso dietro un nome di qualche sconosciuto sui social.

Noi in Lolli Group purtroppo non abbiamo avuto la possibilità di parlarci, con Sergio Marchionne, ma avremmo voluto imparare qualcosa da un uomo così deciso, così furiosamente attaccato alle proprie responsabilità.

In questi giorni avremo forse un nuovo, importantissimo incarico. Faremo incetta non solo delle biografie – quelle serie – reperibili in rete, ma anche di quei pochi volumi nelle biblioteche, per tentare di estrarre qualche frase che possa aiutare anche il nostro futuro.

I grandi, come Marchionne, dureranno per sempre, anche oltre il loro lavoro, anche oltre la loro vita terrena. Ed è appena successo con Steve Jobs, che ancora rappresenta il personaggio più citato, e le sue parole “Stay hungry, stay foolish” – che hanno ormai una dozzina di anni, fanno parte di molte firme standard nelle email di comuni mortali, come in migliaia di citazioni su Facebook e altri social.

Ci stringiamo alla famiglia di Sergio Marchionne con tutto l’affetto possibile, con tutta la forza di gente comune – o quasi – che si è resa conto della traccia indelebile lasciata da una persona, su questa terra.

Non si offendano i sindacati, non si offenda la Confindustria lasciata senza un contributo annuale milionario, non si offendano i lavoratori: per questi ultimi è altrettanto grande il dispiacere, per quelli lasciati in cassa integrazione dalla ristrutturazione posta in essere dall’ex AD di FCA. Lui ha fatto il suo lavoro, l’ha fatto con cura e attenzione, e ha portato i risultati che aveva – probabilmente, nessuno di noi c’era… – promesso.

Un grande abbraccio alla famiglia, e una piccola preghiera da parte di tutti noi, per un miracolo che lo riporti, se non al lavoro, almeno in convalescenza, permettendogli di abbracciare e salutare i suoi cari.
Se potessimo, faremmo di più.
In bocca al lupo, Sergio!

Link alla pagina di Wikipedia di Sergio Marchionne

unemployed Lolli Group

Orsi, film e gestionali: perchè non scelgono voi per un lavoro

Ho avuto, ieri, un interessante colloquio con la responsabile HR di una grande azienda. Abbiamo parlato – ovviamente – di gestionali. Aveva una lista di nomi di software, utilizzati dall’azienda, e me ne ha chiesto conto. Alcuni erano software più o meno famosi, altri sconosciuti o di nicchia, venduti da qualche bravo commerciale che ha saputo valorizzarli. Tranne in un caso, per tutti gli altri il “motore” è lo stesso, e quello che cambia è l’interfaccia, la parte che l’utente vede, la grafica. Che fa però sembrare tutto diverso.

Come quando creano uno scooter in cinque modelli differenti, con lo stesso motore noto e affidabile, preso dallo stesso costruttore.

Ho dovuto muovermi da Roma fino in Alto Adige e non consiglio a nessuno la faticaccia, con treni che assomigliano ai carri bestiame utilizzati in altre epoche, per deportare persone. Nulla che non sia noto, ne sono certo. Alcuni turisti hanno passato tutto il viaggio in piedi nello spazio fra una carrozza e l’altra, pur avendo il posto a sedere, perche “safely, più sicuro”, potendo avere in vista i bagagli. Unica nota positiva, anche per evitare gli starnazzamenti di una vecchia borghese lamentosa per gli odori molesti che, a suo parere, il sedile aveva fatto suoi, la possibilità di vedere un film attraverso il wi-fi del treno. Nemmeno quello funzionava perfettamente, ma da un carro simil-bestiame non ci si può aspettare molto di più.

In ogni caso il film, visto e rivisto, ma sempre di gran valore, mi ha fatto riflettere, anche qui pur senza nulla di particolarmente nuovo o eclatante. La protagonista, Paola Cortellesi, rientra dall’estero in Italia come brillante architetto e con molti successi nel proprio portfolio, per trovare un mondo del lavoro maschilista e basato su logiche – appunto – da film. Il film, invece, racconta la realtà, quella che ognuno trova nel mondo del lavoro cui spererebbe di far parte.

Il film – Scusate se Esisto! – spiega come la Cortellesi, davanti a un progetto per la riqualificazione di un quartiere romano, Corviale, si debba per forza fingere un uomo, e passare attraverso vicende tanto ridicole quanto comuni, per avere una chance. In due parole, deve inventarsi qualcosa di nuovo, per avere una chance.

Nel mio breve soggiorno in Alto Adige, poche ore prima, avevo letto su un quotidiano del problema di lupi e orsi, che sembra spaventare il futuro di molti allevatori locali, e che i politici della zona stanno usando come ricettacolo di voti. Ovviamente la vicenda è più complessa di così, e animalisti e ambientalisti insistono – giustamente – con un punto di vista che non semplifichi in due fucilate il problema.
Un intervento, fra i tanti, mi ha colpito. Se non ricordo male si trattava di una breve intervista a Maria Vittoria Brambilla. L’articolo riportava le sue parole, a proposito del problema orsi:

“Un’osservazione sorge spontanea: avrebbero potuto pensarci prima, ad esempio prima di varare un piano di ripopolamento dell’orso sulle alpi…”

Un ripopolamento, peraltro, pagato con fondi UE, a quanto sembra.

Vi state annoiando? Va bene, veniamo al dunque.

Cosa c’entra il film della Cortellesi, l’appuntamento con una dirigente di una grande ditta Altoatesina, il ripopolamento di lupi e orsi e il problema che sembra derivarne?

Sono tutti esempi di come dovrete necessariamente affrontare situazioni sbagliate già in partenza, gestite male, create peggio.

Difficile, se non impossibile, porre rimedio “dopo”. Come con gli orsi. Avranno interpellato esperti della materia? Avranno chiesto a chi si intende di orsi, a chi li ha studiati, e avranno domandato la possibilità di qualche problema successivo al reinserimento di un animale che, evidentemente trovandosi bene nella nuova casa, avrebbe cercato una compagna, o un marito orso, e poi riprodotto?

Nel caso dei gestionali, invece, il commerciale che li ha proposti come soluzione perfetta per l’azienda, o il personale interno che li ha scelti, ha valutato tutte le opzioni? Se è così, perchè ne ha fatti adottare molti, per lo stesso lavoro, anche se – come sembra – utilizzano lo stesso motore, pur chiamandosi in modi diversi? Non sarebbe stato forse meglio adottare una soluzione abbastanza potente da guardare al futuro, e ripartire il budget – e sicuramente risparmiare – per un software unico, invece che adottarne cinque o sei diversi?

Con le opportune cautele, come vedete, il mondo gira esattamente come ha raccontato la Cortellesi nel suo film. In un modo o in un altro esiste qualcuno che, per un picccolo o grande vantaggio, comunque momentaneo, sfrutta l’ignoranza (è ovvio, non si può conoscere tutto) a proprio favore. Una soluzione, o forse l’unica, è purtroppo diventare altrettanto furbi, se si ha sufficiente pelo sullo stomaco.

Se non lo avete, come anche chi scrive, siete destinati a tenere per voi ogni commento sugli altrui errori, al massimo discuterne con i vostri familiari, a cena.

Ora sapete un altra ragione per cui, alla vostra età, non siete stati scelti per il lavoro dei vostri sogni. Altri, più furbi, hanno venduto il loro prodotto – la loro pelle – molto meglio di voi. E se ne fregano se ora ci sono troppi orsi, o se l’ERP è un casino inestricabile, o se Corviale non è stato riqualificato.

N.B.: i fatti raccontati sono solo esempi senza esatta corrispondenza con la realtà, non è stata espressa nessuna opinione politica su avvenimenti reali, e non è per esprimere giudizi che sono state scritte queste poche righe.

Nomi Dominio Lolli Group

Scegliere il nome di un sito web: 7 semplici consigli

Nomi Dominio Lolli GroupMolti fra i nostri clienti, davanti a un nuovo progetto, chiedono – giustamente – un consiglio su come scegliere il nome di un sito web. Una decisione non da poco, perchè destinata a veicolare un brand per anni. O almeno così ci si augurerebbe.
Scegliere il nome di un sito web significa scegliere il nome di dominio web. Dominio – o domain name – è come internet, il web, la rete, identificano le pagine piene di vostri prodotti o servizi o immagini o parole. Scegliere un nome di un sito web corretto aiuta, e non poco, l’indicizzazione su Google, Bing, Yahoo, e su tutti gli altri motori di ricerca. Il nome corretto per un sito web non fa svolge tutto il lavoro, ma aiuta.
Vediamo come iniziare con il piede giusto, in una nuova avventura che potrebbe anche cambiare la vita.

I nomi di dominio hanno un impatto enorme su tutto il web in termini di percentuale di clic, dalla ricerca ai risultati dei social media, ai link di riferimento, al traffico di caratteri, alla brandability e alla pubblicità offline. Non è possibile ignorare la vastità di luoghi digitali – e reali – che il nome di dominio scelto come nome del sito web andrà a incontrare. Un dominio ha un impatto sulla tua azienda e sul tuo marketing online. Non è possible ignorarlo, nè demandare una scelta così importante a una agenzia di servizi.

1) Il nome del sito web deve essere un Brand.

Il nome del dominio deve essere brandable. Non è solo una parola che fa “scena” e ti fa fare bela figura con esperti di marketing, ma significa che quando ascolti o vedi il nome di dominio, questo sembra una marca. Linee, trattini e numeri sono dunque un problema: non assomigliano di solito a un brand, al contrario suonano in modo strano e confuso.

Un esempio. Il nostro nuovo business riguarda un sito web e-commerce che permetterà di acquistare cotolette alla milanese in tutto il mondo.

  • Cotolette-Milanese.com è difficile da dire (pensa che dovrai anche spiegarlo al telefono, talvolta) o ricordare.
  • CotoletteAmore.com sembra un po’ complesso; è unico, ma piuttosto complicato da dire.
  • CotoLolli.com sarebbe ottimo perché è brandable, unico, memorabile e si distingue.
  • KotoLolli.com sembra ancora meglio, divertente e soprattutto semplice da ricordare.

 

2) Il nome del sito web deve essere facile da pronunciare.

Si è portati a pensare che la pronuncia del sito sia piuttosto inutile. Di solito le persone lo digitano sulla tastiera, o cliccano un link.
E’ al contrario molto importante per aiutare la nostra mente – umana – ad elaborare il concetto o la parola. Il cervello ricorda in modo più semplice ciò che è pronunciabile in modo fluido. Provate a pensare quanto vi siete sforzati per ricordare il nome di una persona straniera, che in passato vi hanno presentato.
Il tuo nome a dominio, quindi, sarà influenzato anche dalla lingua a cui stai pensando. Quello che suona bene in italiano, non necessariamente suona bene anche in inglese. Tranne KotoLolli, certo. Oppure il software “LG One”.

3) Il nome del sito web deve essere breve.

Sempre pensando alla fluidità di elaborazione del cervello – teniamo presente quanti cervelli sono meno fluidi di altri… – la lunghezza della parola che caratterizza il tuo nome di sito web, è importante.
Ci sono esempi che fanno davvero paura. Il piacere di vedere il nome della propria azienda online, crea assurdità come www.casadeltrespoloperpappagalli.com. Chi pensate che lo possa ricordare? Nemmeno Google.
Più breve è, meglio è.

4) Il nome del sito web dovrebbe avere estensione .com

TLD, una nuova sigla da conoscere, se già non è così. Top Level Domain, dominio di primo livello (qui la pagina di Wikipedia).
Sono passati 30 anni da quando l’avventura del web è iniziata, e di estensioni, o TLD, ne sono stati creati a centinaia. Eppure, oggi come allora, il dominio .com rimane il più noto, conosciuto e riconoscibile. Dai clienti come dai motori di ricerca.
Se ci pensate un momento, è la prima estensione che vi viene in mente, quando pensate a un sito web, soprattutto se immaginate un brand internazionale. L’estensione .it viene in mente se pensiamo a un marchio tipicamente italiano, o legato alle vicende del nostro paese. Ad esempio www.ansa.it.

Se il tuo brand avrà successo, ed è il nostro augurio, l’estensione .com dovrà per forza essere tua. A quel punto potrebbe essere complicato averla, se qualcuno avrà immaginato di acquistarla con un pizzico di lungimiranza. Abbiamo assistito a battaglie legali per il nome di dominio di una banca, di una azienda, di una associazione di artigiani, e di alcune altre imprese. Tutte, nonostante gli sforzi e i professionisti coinvolti, si sono conclusi con un esborso da qualche centinaia a molte migliaia di euro, per avere il nome di dominio con l’estensione più utilizzata al mondo, il TLD .com.
A questo punto tanto vale optare per quello come prima scelta, e poco importa se la lingua del vostro sito è quella italiana.
Se è disponibile, oltre al .com acquistate almeno il .it, di solito la differenza è di pochi euro all’anno. Noi utilizziamo Siteground per i nostri hosting, e finora ci siamo sempre trovati benissimo, specialmente per l’assistenza immediata e professionale. Qui il link per verificare se il nome del sito web che avete scelto sia disponibile.

Capita, e non così di rado, che l’estensione .com, e magari anche quella .it non siano disponibili.
Cercate di optare per un TLD noto: .net o .eu sono sempre buone scelte alternative. In ogni caso ricordate le regole di base: prima di tutto semplicità.

5) Utilizza parole chiave comuni per il nome del sito web

Una volta affrontato e risolto il problema del ricordo semplice e fluido per il cervello, pensa alle parole chiave che possono accompagnare il tuo marchio, il nome del tuo dominio web.
Utilizza parole chiave semplici, quelle che anche tu assoceresti subito all’idea che vuoi veicolare. Questo aiuta nell’altra area che dovrai conoscere perfettamente, prima di intraprendere il viaggio della tua impresa sul web: il SEO, Search Engine Optimization.
Ottimizzazione per i motori d ricerca. In parole povere dobbiamo dare al motore di ricerca le stesse parole che l’utente medio andrebbe a cercare, immaginando di arrivare al tuo prodotto o servizio.

Seguendo le nostre regole precedenti, ricorda la brevità e la semplicità. Se però non riesci proprio a trovare il nome di dominio che cerchi, e sei obbligato a inserire una parola nel nome da registrare, usa quanto di più semplice ti venga in mente.
Se non trovi KotoLolli, ad esempio, preferisci una parola generica come gusto.com, fritti.com, piuttosto che ricetteperlecotoletteonline.com.
Abbiamo evidentemente estremizzato, ma cercando un po’ sul web troverete fin troppi esempi negativi di questo tipo.
Il nome di dominio ricetteperlecotoletteonline.com non solo non lo ricorderà nessuno, ma sarà buttato all’ultimo posto da Google, per l’indicizzazione.

6) Aggiungi un prefisso o un suffisso, se necessario, per il domini del sito web

KotoLolli.com non è disponibile, d’accordo. Puoi scegliere TheKotoLolli.com, o forse KotoLolliShop.com, oppure KotoLolli.net.
Sono comunque ottime scelte, rispettano le regole di cui abbiamo scritto, anche se non alla perfezione.

7) Il consiglio più importante, per trovare il migliore nome del sito web

Usa la tua fantasia, usa la tua conoscenza. Fatti consigliare dai professionisti, ma ricorda che l’impresa è la tua, e il web non è una scelta di minore importanza, nella comunicazione che ti porterà al successo.
Non fossilizzarti su scelte sciocche, trova un nome semplice, corto, intuibile, rapido da ricordare.
Pensa a tutte le aziende di successo che conosci, paragona il nome che hai scelto al loro brand.
Non avere fretta, prenditi il tuo tempo.

E quando avrai il tuo sito web, riempilo di informazioni, mantienilo aggiornato, scrivi o facci scrivere con regolarità. A Google piacciono i siti pertinenti con le ricerche degli utenti, e sa benissimo, anche meglio di te, da quando sul tuo sito non appare qualcosa di nuovo.

disoccupato Lolli Group

Generazione zaino in spalla… ma non per viaggiare

Disoccupati: uomini e donne spesso senza più una speranza. La nuova generazione zaino in spalla.

Inutile guardare le statistiche italiane, l’ISTAT parla del 10,3% (clicca qui per i dati a Maggio 2018): una persona su 10 è un disoccupato. Molti di voi hanno studiato, almeno un po’, la statistica, a scuola. Abbastanza per capire che si tratti di un dato talmente generico da non avere molto senso, sul lato pratico.

Quanti di quelli che conoscete, escludendo per un momento i giovani e giovanissimi, hanno perso un lavoro, di recente? Quanti – poi – sono riusciti a trovare una alternativa, diversa dal lavare i piatti in un ristorante (e anche per trovare quello non è così semplice, la concorrenza è esagerata)?

Li vedo ogni giorno in giro, frequentano biblioteche pubbliche e spazi disponibili con wi-fi, con il loro zaino. Quelli che se lo possono permettere, perchè hanno un contrattino temporaneo per qualche consulenza, occupano un posto temporaneo in uno dei molti co-working nati dal nulla, negli ultimi mesi e anni.

disoccupato Lolli Group

Li chiamo la generazione con lo zaino in spalla. Non uno zaino tecnico, da viaggio in interrail (esiste ancora?), non un set acquistato da mamma e papà per viaggiare in tutto il mondo, o in Europa, e conoscere gente, paesi, luoghi nuovi.

Uno zaino che contiene un computer, un caricabatterie di emergenza per il cellulare, un taccuino di una marca nota, unica concessione al lusso o regalo beneaugurale di qualche parente, e un’aria tanto triste da non poter quasi essere raccontata. Che lascia il posto a un sorriso di circostanza, placido e sensibile, davanti a ogni nuovo, possibile cliente.

E’ questa la generazione degli ultra 40 enni, che hanno lavorato come minimo una decina d’anni – più spesso il doppio – in aziende che ritenevano la propria casa. Aziende a cui hanno spesso dato l’anima e il tempo libero, e al cui amministratore delegato hanno risposto al telefono sabato, domenica, il 2 giugno e a ferragosto, dalla spiaggia. In qualche caso ricordano ancora una visita dopo la messa domenicale, in “emergenza”, alla villa del capo, per sistemare un wi-fi a cui i figli, appassionati di Playstation, non riuscivano più ad accedere. O forse una corsa sotto la pioggia battente per portare l’ultimo report prima di un consiglio di amministrazione, perchè lo stesso capo non riusciva a leggerlo bene in PDF, come allegato alla mail.

Sempre per tornare alle statistiche, non il 100% di questi over 40 sono dei geni incompresi. Alcuni hanno passato anni e anni a scaldare una sedia, a cliccare sbuffando su qualche cella di Excel senza capire nemmeno il motivo per cui lo facessero. Sono in pochi, però.

Tutti gli altri hanno un cuore spezzato, che di colpo ha dovuto prendere atto di una riduzione del personale, unica e sola modalità con cui la maggior parte delle aziende italiane pensano di far quadrare i conti. Inutile discuterne, il “costo del lavoro è troppo alto“, “le tasse sono troppo elevate“, “non si riesce ad andare avanti così”.

Ho appena visto – devo dire obbligato, all’inizio, ma poi confesso che in parte mi è piaciuto – lo sceneggiato “Tutto può succedere”, ho osservato la scena in cui l’amministratore della ditta Privitera risponde al team appena costituito per trovare una soluzione al previsto faliimento dell’azienda. In tono seccato ringrazia e ignora l’unica possibile soluzione trovata, tagliare il personale.

Quello, però, è uno sceneggiato, e non sono in molti a comportarsi diversamente. Chi sarebbe mai disposto a cambiare e diminuire ed eliminare i propri privilegi, per recuperare anche solo un dipendente? Chi davvero considera i propri dipendenti come persone, persone da premiare e ringraziare, e non come un livello di poco superiore agli schiavi?

Un mio conoscente, una cara persona, è stato coinvolto, insieme con me, in un esposto a diversi organi giudiziari. Una ditta che conosciamo è decisamente uscita dal seminato, e non parliamo di semplici problemi amministrativi (a qualcuno interessa davvero l’emissione o l’evasione di uno scontrino?), ma di attività che potrebbero preguidicare la salute, anche di bambini. Spero con tutto il cuore che il Magistrato incaricato abbia sufficiente tempo per seguire questa vicenda, e ne aspetto con davvero tanta fiducia le azioni. Mi sono dilungato, ma scusate, mi stava a cuore. Questa cara persona, comunque, fra le molte parole corrette ha detto una frase che mi è rimasta molto impressa. Non dobbiamo lodare un’azienda quando paga gli stipendi, regolarmente, ai suoi dipendenti. Non dobbiamo prenderla come esempio positivo, per il solo essere in regola con il versamento di compensi e contributi. Questa è la norma, e dobbiamo smetterla davvero con tutti questi “però”. Fanno solo il gioco di chi, poi, si sente giustificato a cancellare in un colpo la tranquillità di una famiglia. Perchè un licenziamento di una persona che ha più di 40 anni spazza via tutta la tranquillità, tutta la minima sicurezza, tutte le notti di sonno tranquillo che chiunque abbia tentato di costruire, passo dopo passo, ingoiando amaro e fiele fin troppo spesso.

La generazione zaino in spalla non ha alcuna speranza, nel mondo del lavoro. Parliamoci chiaro.

E’ assolutamente inutile sforzarsi, nessuno, assolutamente nessuno, ridarà mai un contratto a tempo indeterminato, e nemmeno determinato.

Le eccezioni sono talmente poche da poter essere oggetto di un libro che sto scrivendo, appunto “Generazione zaino in spalla”. E un sito web che prenderà vita a brevissimo, dove saranno raccontate anche tutte le esperienze di chi ha dovuto subire. Per tentare di sopravvivere.

Eccezione sono le aree in Italia, e soprattutto all’estero, che ancora cercano qualche professionista dotato. In Italia le zone dove cercare qualche opportunità non troppo infamante, che ancora possa rispecchiare – e rispettare – l’esperienza di anni, sono più spesso al nord. Sembra un luogo comune, ma la Lombardia, come l’Alto Adige, sembrano avere molti più annunci da verificare, rispetto al centro sud, se non altro.

Anche in questo caso approfondiremo nelle sedi opportune, ma non è pensabile buttare al vento tanta esperienza, solo perchè le opportunità per i giovani coprono chi ha fino a 29 anni.

Per la nuova generazione zaino in spalla sono assolutamente certo di apriranno nuove opportunità, posizioni che permetteranno di riprendersi un minimo di orgoglio, portato via da operazioni aziendali folli e mal strutturate.

Sto preparando una serie di consigli e indicazioni, non da Guru, non da teorico della domenica, ma da chi farebbe i salti mortali per avere in azienda una di queste professionalità, per poter usufruire di un know-how creato e perfezionato in anni di attività, e che aziende folli hanno deciso di buttare al vento, magari dopo averci investito migliaia di euro in formazione.

Abbiamo raccolto attraverso Linkedin una serie di testimonianze reali. Persone laureate anche più volte, e con dottorati di ricerca nel cv, che hanno dovuto fare i servi di padroni con la terza elementare. Gente con esperienze importanti che si trova a doversi fare il segno della croce ogni giorno, prima di entrare in ufficio. Persone capaci di contratti milionari relegate a fotocopie o attività completamente diverse da quelle per cui sono state assunte. Lavoratori, in breve, che hanno dato l’anima per la propria azienda, sbattuti via da un giorno all’altro con una telegramma o una lettera, quasi come avessero una colpa.

Lolli Group si sta riorganizzando per dare una posizione prima di tutto a questi ultra 40 enni che si sono trovati senza la dignità di un lavoro, nonostante il costo del personale, nonostante i mille ostacoli. Lolli Group ha bisogno di professionalità, e vogliamo persone che si convincano di lavorare in una – piccola – famiglia.

Sembra diventato normale, in questa nostra “italietta”, sbarazzarsi dei quadri e livelli più alti, rimpiazzandoli con stagisti tuttofare da 500 euro al mese. La generazione zaino in spalla, però, esiste. E sta diventando sempre più numerosa. Tentare di sbarazzarsene, girando la testa per non guardare, è semplicemente assurdo, e porta alla rovina le aziende che intraprendano questa strada. Quelle aziende che non sono in alcun elenco di “migliori”, ma semplicemente sopravvivono e annaspano per tenersi a galla.

Se siete arrivati a leggere fino qui, lasciate un commento anche breve, anche anonimo.

Saremmo – se al contrario ci lasciate un contatto – felici di potervi ricontattare, per saperne di più, mantenendo ovviamente tutta la privacy indispensabile e necessaria. Fateci sapere che avete letto, e vi sentite un po’ generazione con lo zaino in spalla. Per cambiare le cose c’è bisogno di coraggio e forza, c’è bisogno di unione, coordinamento, fiducia. Scriveteci, raccontateci la vostra storia. A brevissimo sarà online il nuovo sito web, dedicato a tutti gli -enni che hanno perso un lavoro. E scoprirete quante possibilità esistono.

Scriveteci anche via mail all’indirizzo: gzs@lolligroup.com (clicca qui per mandare una mail)

 

 

 

Lolli Group Scritta

Creare un sito web non basta per una buona posizione sui motori di ricerca

Lolli Group ScrittaI nostri clienti ci chiedono spesso perchè dovrebbero investire, oltre che nella realizzazione di un sito web, o magari di un sito web e-commerce anche complesso, nella comunicazione, per una buona posizione nei motori di ricerca.

La concorrenza è quasi incalcolabile, e fra milioni di siti che trattano degli stessi argomenti, Google Search e gli altri daranno una posizione fra i motori di ricerca (clicca qui per vedere quanti sono…) posizioneranno – più che altro per dovere – ogni nuovo sito nella pagina numero 1.230.000 all’incirca. Sarà davvero difficile convincere un visitatore a entrarci.

Esistono, certo, i social, e un picco di visite da parte del 20% dei vostri “amici” di Facebook è auspicabile, una volta che avrete pubblicato il post “visitate il mio nuovo sito di e-commerce“, mi aiuterà nel posizionamento con i motori di ricerca. L’altro 80% dei vostri amici penserà, magari anche giustamente, “e chi se ne frega”.

Con la concorrenza di Amazon per le vendite online, seguito a ruota da catene mondiali che investono milioni di euro in pubblicità, le speranze di un ritorno di pubblico, dopo il primo passaggio, sono un po’ pochine.

Gli imprenditori, purtroppo, non si immedesimano nel comportamento degli utenti, e fingono di non considerare le motivazioni che loro stessi seguono quando visitano il web.

Quando poi sono passati molti mesi, e il contatore Google Analytics continua a segnare zero, oppure 1 visitatore (che di solito, non avendo inserito un filtro, è lo stesso proprietario del sito che va a controllare freneticamente ogni giorno se la home page è ancora nello stesso posto), l’azienda inizia timidamente a inserire qualche post, o addirittura una parte di blog, che non migliora molto la situazione. E spesso la grammatica lascia un po’ a desiderare, come nell’esempio della foto. Chi lo scrive, poi, è il nipote del cugino, che ha studiato come si usa WordPress. Da un video su YouTube.

Se il Corriere della Sera uscisse con frequenze casuali, ogni due o tre, o forse otto o dieci giorni, e qualche volta dimenticasse l’uscita per un mese o due, vi ricordereste di chiederlo in edicola? No, semplicemente dopo la seconda “non è uscito, oggi” dimentichereste che esiste, diventando clienti di un’altra testata. (mi perdoni la direzione del Corriere della Sera, l’esempio proprio su questo quotidiano viene solo dal cuore).

Ci chiedono spesso perchè i nostri collaboratori, molti di loro, sono laureati in materie letterarie, umanistiche. La comunicazione di cui necessita un sito web non è fatta di parole accozzate in inglese. Viene letta piacevolmente quando scorre, quando è semplice e ha un significato chiaro. La gente non ha tempo da perdere per intuire cosa un post voglia dire fra congiuntivi e condizionali mischiati a caso.

Noi scriviamo ogni giorno molti articoli, ognuno per un sito differente. Questo Google e gli altri motori lo notano, se ne accorgono, e pian piano la posizione nei motori di ricerca scala la classifica. Volete arrivare nella prima pagina delle ricerche su Google? Chiedetevi se il vostro sito contiene informazioni pertinenti, nuove, interessanti su quell’argomento.

Per arrivare a questi risultati di posizionamento sui motori di ricerca servono, per ora, ancora persone. Perchè il copia incolla degli articoli non è visto di buon occhio: nè dalla legge, con multe decisamente importanti, nè dai motori di ricerca, che sanno benissimo cercare e trovare i “copioni”.

Non vi offriamo necessariamente il nostro aiuto, ma se volete emergere, e non avere un sito con scritto “SCRIVERLO KE DIRTELO NON E’ FACILE”, dovete investire. O vi mettete a scrivere, o lo fate fare ad altri.

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